Il produttore è Jerry Bruckheimer, Re Mida di Hollywood, e riesce ancora una volta a trasformare in oro ogni sua produzione, anche quando il lavoro in questione risulta un film di avventura sostanzialmente inverosimile e priva di particolare interesse. Il mistero delle pagine perdute, sequel de Il mistero dei Templari, approfitta della recente ondata di enorme successo legata a teoriche cospirazioni che perdurano nei secoli e che si diramano in ogni parte del globo lanciata dallo scrittore Dan Brown; il risultato porta ad una successione di eventi che catalogarli come assurdi risulta quasi riduttivo. L’apice dell’insopportabilità il film la raggiunge nel modo in cui il protagonista raggiunge e di volta in volta supera gli ostacoli che gli si presentano davanti (tra le altre riesce a setacciare la stanza ovale della Casa Bianca perché chi dovrebbe sorvegliare si concentra nella disperata ricerca di un orecchino). Il film può contare su un cast stellare, ed ovviamente, questo è l’aspetto di maggiore interesse della pellicola - in popcorn movie di genere è proprio questo aspetto a decretarne le sorti, soprattutto al botteghino; e difatti gli attori non si smentiscono offrendo delle ottime interpretazioni. Cosa che, purtroppo, non basta a salvare una sceneggiatura che fa del paradossale la sua arma migliore. John Turteltaub, regista che ha all’attivo una serie di film del tutto anonimi (e dalla visione di questo film se ne capisce il motivo), propone una regia del tutto piatta e statica, priva del benché minimo sentimento. Solo un produttore come Jerry Bruckheimer poteva riuscire nel miracolo di ottenere un buon successo con le avventure (presto arriveremo alla trilogia) di Ben Gates, che qualcuno vorrebbe come nuovo Indiana Jones. Meno male che quest’anno (2008) torna il professor Indy a ricordarci come sono le vere avventure.