photo

NETFLIX

copertine blog.jpeg

NOW TV

le parti noiose tagliate
footer

facebook
twitter
linkedin
youtube
pinterest
instagram
pngwing.com(17)
sis nero
sisbianco
sisbianco

REDAZIONE
Via Carlo Boncompagni 30
20139 Milano (MI)
+39 340 5337404
ufficiostampa@silenzioinsala.com

 

REDAZIONE
Via Carlo Boncompagni 30
20139 Milano (MI)
+39 340 5337404
ufficiostampa@silenzioinsala.com

 

un progetto di Piano9 Produzioni

CONTENUTI IN EVIDENZA

Mad God (2021), la recensione del cult di Phil Tippett: un film estremo, tra Dante e HR Giger

06/04/2024 21:35

Marco Filipazzi

Recensione Film, Cinema Estremo, Film Horror, Film Fantasy, Film Estremo, Film Strani, Film USA, Phil Tippet,

Mad God (2021), la recensione del cult di Phil Tippett: un film estremo, tra Dante e HR Giger

Un film che ripudia qualsiasi convenzione e che insegue solo e soltanto una cosa: la visione del proprio autore.

«Che cosa cavolo ho appena visto?»: provate a pensare quando è stata l’ultima volta che, conclusa la visione di un film, vi siete posti questa domanda, nel bene o nel male. Non è qualcosa che capita spesso, soprattutto in questo periodo di magra cinematografica che procede per inerzia, a furia di idee stantie e riciclate. Eppure ogni tanto capita ancora di trovare qualche gemma nascosta, una scheggia anarchica che rifiuta di conformarsi, frutto della fatica di qualche filmmaker indipendente che opera lontano dai circuiti mainstream

mad-god-recensione1.webp

Ecco, Mad God è esattamente questo. Un film che ripudia qualsiasi convenzione e che insegue solo e soltanto una cosa: la visione del proprio autore. 

 

Una visione che da lui viene descritta così: «La forma finale di Mad God non è il film in sé, ma il ricordo dopo che l’hai guardato. È il portarti in quel momento, subito dopo che ti sei svegliato da un sogno, paralizzato, mentre esplori i frammenti della tua mente primordiale prima che ritornino nelle ombre. Quello è il momento che conta. Mad God è solo un modo per fartici arrivare».

mad-god-recensione.jpeg

Non è ciò che ci si aspetta da un film convenzionale e infatti Mad God non lo è nemmeno per un secondo. È un film estremo, talmente estremo che a tratti sfiora la videoarte tanto è concentrato sulle suggestioni da scagliare addosso allo spettatore piuttosto che sulla storia che sta raccontando.  

mad-god-recensione3.jpeg

Partiamo parlando del suo autore, Phil Tippett, un nome che magari non vi farà accendere alcuna lampadina, ma che di sicuro lo faranno i titoli dei suoi lavori. Tippett è un effettista speciale, il cui campo di specializzazione è l’ormai antiquata arte dello stop-motion; uno talmente bravo che da sempre è ritenuto l’erede di quell’altro mago di Ray Harryhousen. È uno che nel curriculum annovera film come Star Wars, L’impero colpisce ancora, Willow, la trilogia di Robocop, Indiana Jones e il tempio maledetto, Howard e il destino del mondo

mad-god-recensione2.jpeg

Venne persino ingaggiato come “dinosaur supervisor” per Jurassic Park e quando vide che Steven Spielberg stava usando la CGI per realizzare le scene a figura intera dei dinosauri esclamò uno sconsolato: «Mi sono appena estinto». Questa frase, in tutta la sua amarezza, racchiude anche il profondo disgusto che Tippett nutre nei confronti del digitale a discapito di effetti speciali più pratici che sono, di fatto, ciò che lui ha realizzato per un intera carriera. 

 

Nel corso degli ultimi 30 anni questo disprezzo si è condensato in quello che ora è Mad God, un progetto che è in produzione sin dai primi anni ’90 e che è stato a più riprese accantonato a causa della sua complessa realizzazione e della necessità di trovare nuovi fondi (molti sborsati di tasca propria dallo stesso Tippett, altri racimolati attraverso campagne kickstarter) e collaboratori (che spaziano da un pugno di studenti universitari al 9 volte premio Oscar Dennis Muren) per poterlo portare a termine. Ma alla fine ce l’ha fatta! 

mad-god-recensione33.jpeg

Il film inizia con una specie di soldato in tuta da palombaro e maschera antigas che entra in una batisfera, calata… sottoterra? 

Fino a raggiungere quelle che sembrano i resti di una città post-apocalittica, distrutta e infestata da mostri deformi e creature assetate di sangue, forse demoni. Armato solo di una mappa ingiallita che lentamente si sfalda in mille pezzi, il soldato continua a scendere e sotto la città c’è… un’altra città e altri mostri, forse demoni.

mad-god-recensione21.jpeg

È però davvero difficile raccontare di che cosa parla Mad God perché il film non ha una vera e propria trama: non c’è una storia lineare, una struttura narrativa, una divisione in tre atti, né tantomeno dei protagonisti da seguire. Piuttosto è un accumulo di scene dense di idee e suggestioni che si sommano tra di loro e pescano dalle fonti più disparate, spaziando da Dante a Milton, da Blake a Bosch e Goya, strizzando l’occhio a Giger e arrivando fino a Fellini.

Il tutto realizzato prevalentemente in stop motion, ma qua e là ci sono anche piccoli inserti con altre tecniche e persino una manciata di attori in carne ed ossa, segno che un’altra delle grandi fonti d’ispirazione di Tippett sono i lavori surrealisti di Jan Švankmajer.

 

E poi è un film muto. Pieno di grugniti, urla, rantoli, pianti, un assortimento di suoni disgustosi e una colonna sonora davvero suggestiva, ma essenzialmente privo di qualsiasi riga di dialogo. 

 

Il tutto permeato da una vaga critica al capitalismo imperante e allo sfruttamento dell’uomo come forza-lavoro, ma anche queste sono più suggestioni che veri messaggi di denuncia. 

mad-god-recensione11.jpeg

Sicuramente, come per stessa ammissione di Phil Tippett, Mad God è intriso di un’anima reazionaria (la scena finale in cui capeggia una gigantesca A di Anarchia ne è un perfetto esempio); ma tutti questi messaggi sono affogati in un mare di sangue, escrementi, marciume e secrezioni di vario genere, tutti elementi che trasudano letteralmente da ogni inquadratura.

Sì perché quello di Mad God è un universo lordo oltre ogni dire, una discesa attraverso un inferno organico e industriale dove “suggestione” e “onirico” sono senza dubbio le parole cardine attorno a cui ruota il film, ed è inutile stare ad arrovellarsi in cerca di risposte che tanto non troveremo mai. 

 

«Personalmente consiglierei di mangiarsi un orsetto gommoso al THC, fumarsi una canna e bere una bottiglia di vino prima di guardarlo»: è il consiglio dello stesso Phil Tippett per affrontare la visione di Mad God. Perciò chi siamo noi per contraddirlo? 

mad-god-recensione02.jpeg

Mad God è un film più unico che raro, indie anche per il cinema indipendente, che non ha mai accettato compromessi come dimostra la sua lunga e travagliata storia produttiva. Sicuramente non è nato con l’idea né di arrivare al grande pubblico, né di avere anche solo una vaga distribuzione se non presso qualche cinefilo incallito e amante del bizzarro. Un film che Phil Tippett ha girato essenzialmente per sé stesso. 

mad-god-recensione09.jpeg

Ci si può persino azzardare a dire che Mad God sia un’opera d’arte cinematografica, proprio per il fatto che il suo essere brutto, sporco e cattivo, disgusterà e farà arrabbiare un sacco di persone. Ma ne farà innamorare altrettante con il suo spirito anarchico e non convenzionale. A modo suo è un capolavoro, ma sicuramente non per tutti.


mad-god-recensione22.jpeg

Genere: horror, fantasy

Paese, anno: USA, 2021

Regia: Phil Tippett

Sceneggiatura: Phil Tippett

Fotografia: Chris Morley,
Phil Tippett

Montaggio: Michael Cavanaugh, Ken Rogerson

Colonna sonora: Dan Wool

Produzione: Tippett Studio

Durata: 83'

 

 



 

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

cinemadvisor

Silenzioinsala.com © | All Right Reserved 2021 | Powered by Flazio Experience e Vito Sugameli


facebook
twitter
linkedin
youtube
pinterest
instagram

facebook
twitter
linkedin
youtube
pinterest
instagram

ULTIMI ARTICOLI

joker