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I Leoni di Sicilia (2023), la recensione: la serie tv tratta da Stefania Auci è ancora "molto italiana"

08/11/2023 15:00

Samantha Ruboni

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I Leoni di Sicilia (2023), la recensione: la serie tv tratta da Stefania Auci è ancora "molto italiana"

I Leoni di Sicilia è una delle serie italiane più attese dell’anno. Ci è piaciuta? Sì. Poteva essere fatta meglio? Assolutamente sì.

I Leoni di Sicilia è ora su Disney +. Ci è piaciuta? Sì. Poteva essere fatta meglio? Assolutamente sì.

Presentata alla Festa del Cinema di Roma e tratta dai romanzi best-seller di Stefania Auci, I Leoni di Sicilia è ora su Disney +. Ci è piaciuta? Sì. Poteva essere fatta meglio? Assolutamente sì. 

Di cosa parla I Leoni di Sicilia

La storia è quella della famiglia Florio, il cui capostipite Vincenzo è celebre per avere reso il Marsala famoso nel mondo e per l’invenzione del tonno in scatola. La vicenda si ispira a fatti realmente accaduti ed è ambientata in luoghi reali che hanno ospitato le gesta della dinastia, protagonista della storia siciliana tra inizio ‘800 e inizio ’900. Anche se alcune location sono state del tutto ricostruite. Una su tutte: il bellissimo Palazzo Florio esiste veramente a Palermo, ma ormai è in stato d’abbandono e inaccessibile. 

La storia dei Florio ha inizio a Bagnara Calabra dopo il terremoto del 1799, che porta i fratelli Paolo (Vinicio Marchioni) e Ignazio (Paolo Briguglia) a cercare una vita migliore a Palermo. Qui aprono una bottega di spezie, che nonostante le prime difficoltà, li rende con il tempo i commercianti più ricchi di Palermo. 

Sarà però soprattutto Vincenzo (Michele Riondino), il figlio di Paolo, a far diventare l’attività di famiglia un vero e proprio impero: dalle spezie arriva al tonno, al sale, al marsala, allo zolfo. Ma, nonostante la ricchezza, Vincenzo verrà sempre guardato dall’alto in basso dai nobili a causa della sua mancanza di un titolo. Per questa ossessione Vincenzo si troverà a sacrificare prima sè stesso e poi i futuri figli avuti con Giulia (Miriam Leone), una borghese milanese per cui Vincenzo perde la testa. 

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L'adattamento e la sceneggiatura “alla Bridgerton”

Chi ha letto i libri noterà alcune differenze tra romanzi e serie. È normale che quando si passa da carta a schermo qualcosa cambi ma qui bisogna ammettere che la vivace narrazione di Stefania Auci è stata decisamente penalizzata dalla trasposizione su schermo. La fretta del racconto, con molti tagli che ci portano avanti di decenni (se non ventenni), conducono a narrazioni non sempre ben spiegate. A tratti, soprattutto verso la fine, la trama perde anche di comprensibilità.

La scelta del regista Paolo Genovese e dei suoi sceneggiatori, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, sono biasimabili soprattutto quando gli autori si soffermano su sequenze “alla Bridgerton” , soprattutto nei momenti più romantici. Purtroppo, nonostante le buone intenzioni, la lezione di Shonda non è stata capita del tutto: le scene di sesso, per esempio, si sussegiono talvolta senza apparente motivo e non hanno quasi mai valore narrativo (come in Bridgerton).

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Possiamo, inoltre, dire (ancora una volta) che scegliere un regista per adattare un romanzo scritto da un’autrice non è una grande idea? 

 

Non solo per la resa deludente delle scene hot, ma anche per come sono trattate sommessamente alcune tematiche come l'indipendenza economica e l'emancipazione femminile. A fare le spese di questa pavidità è soprattutto il personaggio di Giulia Portalupi, davvero sacrificato. Modernizzare non vuol dire solo aggiungere musica pop, purtroppo occorre ancora del lavoro per rendere le serie italiane più attuali e internazionali.

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Il cast dei sogni

Nonostante alcune mancanze, però, I Leoni di Sicilia resta una serie piacevole e appassionante. La storia della famiglia è intrigante e il personaggio di Vincenzo è forse quello riuscito meglio e Michele Riondino è perfetto nel ruolo. Soddisfano anche gli altri interpreti, da Edoardo Scarpetta a Donatella Finocchiaro. È soprattutto cast di stelle italiane, infatti, a salvare la serie insieme a costumi e scenografie. 

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I Leoni di Sicilia poteva essere una serie migliore?

Con maggiore cura alle tematiche attuali e un sguardo più internazionale, certamente I Leoni di Sicilia poteva essere un nuovo caso televisivo al pari de L'amica geniale. Un respiro più ampio della trama magari avrebbe anche dato modo di sfociare in una migliore stagione 2. Inoltre meno musiche pop a caso nei film e nelle serie in costume (lo faceva già Sofia Coppola 20 anni fa, lo ha fatto Shonda Rhimes, è sufficiente così) e di certo meno Laura Pausini. 

 

Peccato, perchè stavolta I Leoni di Sicilia ci è andata davvero vicina a essere poco italiana. Sulla carta ha tutto: il miglior cast che nel nostro Paese si può pensare, una storia che piace anche Oltreoceano, location spettacolari, mamma Disney che copre le spalle e un avvincente materiale letterario. Magari, sarà buona la seconda.

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