Poker Face è il secondo film che vede il gladiatore Russell Crowe dietro la macchina da presa, dopo l’esordio avvenuto nel 2014 con The Water Diviner. Questa volta le tinte non sono quelle del dramma familiare, ma siamo più nei paraggi del thriller (a tratti esistenziale, a tratti psicologico), contaminato però da svariati altri generi e sottogeneri. Forse troppi.
Russell Crowe, oltre che regista, è qui anche sceneggiatore, attore protagonista e persino autore di alcune musiche, il che trasforma il film (che nelle intenzioni dovrebbe essere corale) in una specie di one-man show che a tratti funziona - il carisma e la presenza scenica di Crowe sono innegabili - ma che nell’insieme scricchiola non poco.
Crowe interpreta Jake Foley, un giocatore d’azzardo che si è reinventato imprenditore.
La sua fortuna, in particolare, è stato trasformare un sistema di gioco per poker on line in un programma per la sicurezza nazionale che ha venduto al governo degli Stati Uniti. Finchè una sera, apparentemente senza motivo, Jake decide di organizzare una partita a poker con i suoi amici d’infanzia, invitandoli a casa sua.
Inutile girarci intorno, Poker face è un film strano sin dalle prime scene.
Inanella una serie di false partenze (il flashback al lago, la galleria d’arte, il santone indiano, il mega attico) poco convincenti, che cercano di confondere lo spettatore e nascondere la vera natura del film. Quando entrano in gioco gli amici d’infazia, tutti con degli scheletri nell’armadio che verranno svelati poco alla volta, il poker del titolo si fa sentire in modo più decisivo: eppure rimane ad aleggiare come uno spettro, confinato a un’unica mano di Texas hold’em.
L’idea di Russell Crowe probabilmente era quella di dare allo spettatore la sensazione di star giocando una partita insieme ai protagonisti, in un crescendo di apparenza fittizia e di giocate al rialzo. Quando le carte iniziano lentamente a svelarsi, però, nessuno dei colpi di scena è davvero degno di nota.
Gli amici che Jake ha invitato a casa assumono dei contorni troppo machiettistici e restano confinati a una bidimensionalità che impedisce allo spettatore di empatizzare con loro. Non aiuta nemmeno il fatto che ci sia un indecisione generale nel tono della pellicola, che si barcamena tra dramma, thriller psicologico e scene d’azione che vanno a sfociare in una specie di heist movie domestico.
Come ha dichiarato lo stesso Russell Crowe alla Festa del Cinema di Roma, dove il film è stato presentato, lui è subentrato nel progetto sostituendo un altro regista, ha riscritto due volte la sceneggiatura e lo ha trasformato in un film più intimo e personale. Questo di certo non ha aiutato il risultato giunto sullo schermo.
Quando finalmente, nel finale, il film cala tutte le sue carte, rivelando allo spettatore il vero nocciolo della questione, si rimane un po’ spaesati.
Quello che Russell Crowe voleva portare in scena è nobile e profondo negli intenti, ma sullo schermo appare confuso e raffazzonato, come se si trattasse di una bozza piuttosto che di un film definitivo. Ci sono spunti interessanti e un paio di sottotrame intriganti, ma tutto resta confinato a un livello superficiale e non riesce a scavare a fondo nello spettatore come avrebbe voluto.
Paese, anno: USA, 2022
Genere: drammatico, azione, thriller
Regia: Russell Crowe
Sceneggiatura: Russell Crowe, Stephen M. Coates
Fotografia: Aaron McLisky
Musiche: Matteo Zingales, Antony Partos
Interpreti: Oscar Mitchell, Addam Bramich, Steve Bastoni, Daniel MacPherson, Dan Matteucci, Zack Grech, Lynn Gilmartin, Jemima Quinn, Paul Tassone, Benedict Hardie, Elsa Pataky, Jacqueline McKenzie, K Callan, Liam Hemsworth, Matt Nable, Molly Grace, Russell Crowe, RZA
Produzione: Sky, Rebellion Studios, Catchlight Studios, Alceon Entertainment Partners, Future Artists, Hamilton Entertainment, JBH, MEP Capital, Arclight Films, Scarlett Pictures
Distribuzione: Vertice 360
Durata: 87’
Data di uscita: 24/11/2022