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Men (2022), la recensione: Alex Garland vuole fare a tutti i costi il cinema d'autore

23/08/2022 11:00

Marco Filipazzi

Recensione Film, Film Horror, Film Regno Unito, A24, Alex Gerland, Jessie Buckley, Rory Kinnear,

Men (2022), la recensione: Alex Garland vuole fare a tutti i costi il cinema d'autore

Alex Gerland dà il suo meglio quando ci racconta di intelligenze artificiali cattive e futuri oscuri alla black mirror.

Alex Garland ha folgorato tutti al suo debutto con Ex-Machina, storia di un giovane informatico che diventa, a sua insaputa, la cavia per un esperimento di relazione tra uomo e macchina. Con questo film Gerland si impose subito all’attenzione come nuovo astro nascente della fantascienza cinematografica, un genere molto spesso sottovalutato; un genere dove, di tanto in tanto, spuntano meteore come Neill Blomkamp e fuochi di paglia come Josh Trank. Ma anche, appunto, talenti come Garland.

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Già sceneggiatore di 28 giorni dopo, Sunshine e il bellissimo Dredd (di cui di fatto fece anche il regista sebbene non sia accreditato come tale) dopo l’esordio con Ex-Machina è passato ad Annientamento: quest'ultimo - arrivato direttamente su Netflix, anche se avrebbe meritato uno schermo più grande - è un altro metaforone fantascientifico che adatta liberamente l’omonimo romanzo di Jeff VanderMeer, primo capitolo della trilogia dell'Area X. Si parla di cambiamento (da ogni punto di vista), attraverso la storia di una squadra di ricerca mandata a indagare la zona dove si è schiantato un meteorite alieno.

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E poi ecco arrivare questo Men, che si allontana drasticamente dalla fantascienza che ha imposto Alex Garland all’attenzione della critica e del pubblico, andando a pescare nell’horror, unendo suggestioni folk al body horror più puro e viscerale. 

 

Men è la storia di Harper (Jessie Buckley) che dopo aver chiuso in maniera a dir poco drastica il suo matrimonio - il marito si è suicidato buttandosi dal palazzo in cui vivevano - si prende una vacanza immersa nella campagna inglese per rimettere insieme i cocci della sua vita.

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Ma ciò che all’apparenza sembra idilliaco si trasforma presto in un incubo che la trascina a fondo in una spirale.

Sul piano visivo Men è impeccabile e nelle atmosfere crea un’aurea opprimente che intrappola tanto la protagonista, quanto lo spettatore, aiutata da una colonna sonora che mette a dura prova i nervi. Allucinante e ben riuscita la scelta di casting di far interpretare la totalità dei personaggi maschili (il proprietario di casa, l’uomo dei boschi, il poliziotto, il prete, il ragazzino...) al mesedimo attore, Rory Kinnear, amplificando ancor di più la sensazione di ritrovarsi intrappolati in un incubo.

La nota dolente però è che, al di là dell’apparato visivo da applausi, la storia naufraga soffocata da una serie di metafore e simbolismi da un lato banali, dall’altro di difficile contestualizzazione. Il più evidente è quello sessista: la protagonista si trova intrappolata in un paese dove non incontra mai altre donne e tutti gli uomini sembrano solo volerla usare e mai aiutarla davvero. Di certo è questo il vero cardine di un film intitolato Uomini, film che tratta il tema in modo abbastanza ipocrita dal momento che, nei titoli di coda, facciamo fatica a scorgere nomi di donne.

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Poi c’è il tema dell’elaborazione del lutto, che da l’imput alla storia, fa capolino in un paio di flashback giusto per spiegare perché la protagonista è in campagna, e poi si sfilaccia e cade nel vuoto senza mai trovare una conclusione. E a legare il tutto una serie di riferimenti religiosi sia pagani (l’uomo nel bosco, l’altare in chiesa) che cristiani (di fatto l’incubo inizia dopo che Harper addenta una mela in giardino) che non si capisce bene da che parte vogliano condurre lo spettatore.

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Sembra, insomma, che Alex Garland sia stato colpito dal “Morbo dell’Autore”: nonostante abbia deciso di girare un horror, deve necessariamente infarcirlo di simbolismi (molti dei quali peraltro faciloni) come a voler dire «Sì, faccio un horror, però d’autore». 

Ed è un peccato perché la sequenza finale è degna del miglior cinema estremo e fa davvero sussultare le budella. Eppure rimane lì, slegata e criptica, gettata addosso allo spettatore ma smorzata di un qualsiasi significato in grado di completare davvero il cerchio della narrazione, soffocata da troppi simbolismi mai chiariti. Decisamente Gerland dà il suo meglio quando ci racconta di intelligenze artificiali cattive e futuri oscuri alla black mirror.


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Genere: drammatico, horror

Paese, anno: Regno Unito, 2022

Regia: Alex Garland

Sceneggiatura: Alex Garland

Fotografia: Rob Hardy

Montaggio: Jake Roberts

Interpreti: Gayle Rankin, Jessie Buckley, Paapa Essiedu, Rory Kinnear

Colonna sonora: Ben Salisbury, Geof Barrow

Produzione: DNA Films

Distribuzione: Vértice 360

Durata: 100'

Data di uscita: 24/08/2022

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