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Ant-Man

01/08/2015 10:00

Martina Calcabrini

Recensione Film, CineComics, Avengers, Marvel Comics, ant-man,

Ant-Man

Il geniale inventore Hank Pym (Michael Douglas) scopre una formula atomica capace di modificare la distanza tra gli atomi di alcune particelle...

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Il geniale inventore Hank Pym (Michael Douglas) scopre una formula atomica capace di modificare la distanza tra gli atomi di alcune particelle. Applicandole a una tuta speciale, in grado di trasformare le dimensioni del suo ospite e incrementarne la forza fisica, l’uomo si rende conto che deve nascondere al mondo intero la sua invenzione prima che venga utilizzata per scopi pericolosi. Dopo averla indossata per anni e aver aiutato la polizia a fermare la criminalità, Pym è ormai divenuto anziano e ha bisogno di un alleato forte, agile e veloce, che lo aiuti a fermare il pericoloso Darren Cross (Corey Stoll). Conquistata la stima dell’abile ladruncolo Scott Lang (Paul Rudd), fautore di una truffa miliardaria alla Robin Hood, Pym lo trasforma in Ant-Man e studia un piano per rubare a Darren "il Calabrone", una tuta militare più moderna e distruttiva di quella inventata da lui. Imparando a comunicare con le formiche, a guidarne l’esercito e a divenire il leader di uno squadrone di animali ribelli, Ant-Man dovrà diventare l’eroe di cui il mondo ha bisogno.


Dopo il clamoroso successo dei prodotti fumettistici ispirati alla saga degli Avengers, la Marvel ha deciso di realizzare Ant-Man, scoppiettante trasposizione cinematografica dell’omonimo fumetto firmato da Stan Lee, Larry Lieber e Jack Kirby nel lontano 1962. In realtà, era dal 2001 che Edgar Wright, talentuoso regista di pellicole irriverenti e stralunate come La fine del mondo e Scott Pilgrim VS the World, era in trattative con la casa di produzione per firmare un prodotto tanto bizzarro quanto rischioso. Difficile, infatti, creare una storia avvincente e adrenalinica partendo da un protagonista goffo e impacciato, pieno di problematiche e insicurezze. Avvalendosi dei colleghi Joe Cornish (Le avventure di Tin Tin – Il segreto dell’unicorno) e Paul Rudd, Wright costruisce un impianto pirotecnico pieno di effetti speciali, inquadrature a strapiombo e dettagli infinitesimali che, sin dai primi fotogrammi, prendono le redini dell’intera narrazione. A due mesi dall’inizio delle riprese, però, a causa di divergenze lavorative, il regista abbandona il progetto e lascia il testimone a Peyton Reed, autore di commedie come Yes Man e Abbasso l’amore, che si era già cimentato con il tema delle realtà microscopiche nel corto ispirato alla pellicola Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi girato per Disneyland. Puntando l’attenzione sul carisma iconico e sarcastico di Rudd, Reed plasma una storia di impronta mathesoniana: trae dagli heist movies un incipit frenetico e travolgente; dagli action un’irriverenza frizzante e altisonante, piena di colpi di scena. Mostrando una realtà ordinaria e quotidiana da una prospettiva infinitamente ridotta, stravolge l’ordine degli eventi, ingigantisce i dettagli degli oggetti e li trasforma in creature mostruose. Utilizza, allora, una rifinita macrofotografia, una potenziata tecnologia tridimensionale e una motion capture d’avanguardia per portare il protagonista a viaggiare tra dimensioni differenti, a raggiungere pericolose realtà subatomiche e approdare in universi mastodontici e ipertrofici. Alterando vigorosamente, dunque, il punto di vista di una normale realtà familiare, l’eroe rimane vittima di spasmodiche distorsioni ottiche e sensoriali che lo rendono più incline ad agire in modo istintivo e animalesco per conseguire il suo scopo. Disposto a tutto pur di diventare la persona che sua figlia già pensava che fosse, egli trova la sua redenzione divenendo Ant-Man, cavalcando formiche, guidando eserciti di insetti e salvando l’umanità dal pericolo di armi atomiche e apocalittiche.


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