T.S. Spivet (Kyle Catlett) è un ragazzo di dodici anni dalla spiccata intelligenza e grande creatività. Abita in un ranch nel Montana con i genitori (Callum Keith Rennie, Helena Bonham Carter), la sorella maggiore Gracie (Niamh Wilson) e il fratello Layton (Jakob Davies). Quando T.S. riesce a inventare una macchina per il moto perpetuo, si aggiudica un importante premio scientifico e si reca a Washington senza che nessuno sappia la sua vera età. Tratto dal romanzo Le mappe dei miei sogni (The Selected Works of T.S.Spivet) di Reif Larsen, Lo straordinario viaggio di T.S.Spivet è il settimo film del regista francese Jean-Pierre Jeunet, presentato al Festival di Roma nel 2013 nella sezione Alice nelle città. Unendo il tono favolistico e drammatico alla commedia d'avventura, Jeunet riprende la sua estetica barocca, fortemente caratterizzata da un uso quasi pittorico del colore e dalla cura per la geometria visiva delle sequenze, per la composizione precisa e stilisticamente stralunata di un mondo. Un tocco già reso celebre ne Il favoloso mondo di Amelie e nel precedente film L'esplosivo piano di Bazil. L'atmosfera è quella della favola per ragazzi, dove gioia e tristezza si alternano sia nella scrittura che nella rappresentazione dei personaggi. Il giovane protagonista de Lo straordinario viaggio di T.S.Spivet deve viaggiare attraverso tutta l'America per ricevere il premio che ha vinto per la sua invenzione. Sempre sospeso tra scanzonato e malinconia, il film è certamente un'opera sui sogni, sulla necessità di seguire l'immaginazione nonostante le traversie. Rifacendosi a tanto cinema burtoniano, Jeunet omaggia i freaks, anche quelli meno convenzionali come lo stesso Spivet: un bambino di dodici anni che sogna in grande, viaggia e guarda oltre alle sue capacità. Ma il regista si concentra soprattutto sull'aspetto road movie della vicenda, trasformando l'avventura del protagonista in una traversata tra i paesaggi e l'umanità di un'America che cambia radicalmente, dal suo aspetto più rurale e puro a quello cittadino e, ovviamente, più falso e assente di valori fondanti. Rischiando l'eccessiva estetizzazione della messa in scena, Lo straordinario viaggio di T.S.Spivet manca di un respiro più ampio nella storia e nei personaggi, che paiono figure sacrificate di un'opera troppo controllata, forse non fastidiosa ma che cerca solo il fascino fine a se stesso. Jeunet fallisce allora nel suo aspetto più importante: narrare un racconto di formazione con tono fiabesco. Il film è attentissimo all'aspetto formale ma dimentica la passione e il sentimento di cui necessiterebbe. Un difetto costante nel cinema di Jeunet, sempre concentrato sul dettaglio scenico sopra il resto. L'impressione è allora che manchi la capacità di creare interesse, di plasmare la materia narrativa con uno sguardo più sincero e privo di inutili orpelli.