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Il ragazzo invisibile

19/12/2014 11:00

Erika Pomella

Recensione Film, Film Azione, ragazzo invisibile,

Il ragazzo invisibile

Fra le recriminazioni che si muovono più spesso alle produzioni cinematografiche italiane c'è quella che riguarda la mancanza di varietà...

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Fra le recriminazioni che si muovono più spesso alle produzioni cinematografiche italiane c'è quella che riguarda la mancanza di varietà. Il cinema nostrano ha in questi anni dimostrato di essere deficitario proprio della suddivisione di genere, preferendo dunque puntare ai soliti prodotti e portando a galla l’esasperazione di un pubblico sempre più annoiato. Eppure, qualcuno che si muove verso la diversificazione narrativa c'è: Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores è un passo avanti verso una destinazione che, tuttavia, sembra ancora lontana.


Michele (Ludovico Girardello) è un ragazzino come tanti, un’ombra indistinta in mezzo alla calca dei coetanei che non sembrano notarlo. Non brilla per qualità intellettive o estetiche e si limita a rimanere ai margini della sua stessa vita, tanto da avere spesso la sensazione di essere invisibile agli occhi dei suoi compagni, a eccezione dei bulli che lo tormentano. Ben presto, Michele capisce che la sua sensazione di non esserci è, in effetti, reale: il ragazzo sa diventare invisibile e, come i protagonisti dei fumetti che divora con ingordigia, scopre di avere poteri con i quali dovrà scendere a patti. Nel frattempo a scuola arriva anche Stella (Noa Zatta), nuova compagna di classe, elegante e gentile, su cui Michele sogna di far colpo. Inizia così un’avventura che conduce il ragazzo a scoprire un mondo a lui sconosciuto, proprio a partire dalla sua identità.


Il ragazzo invisibile è una pellicola ambiziosa: portare il fantasy adolescenziale, così come la crossmedialità, nel mercato italiano è un'impresa cui poteva aspirare giusto un regista come Salvatores, che già nel 1997 tentava la fantascienza con Nirvana. Seppur lontani dalle originalità del passato, anche stavolta il risultato è un'opera piuttosto compatta dal punto di vista registico: l’invisibilità del protagonista viene resa con credibilità, senza alcuno sforzo apparente, e anche la trama - nonostante qualche banalità - riesce sorprendentemente a tenere avvinto lo spettatore. Il grande difetto del film è da ricercarsi nella mancanza di contatto con il pubblico. Una debolezza che riguarda la scrittura del film, ma anche gli attori: Michele, che ha davvero poche battute, non riesce a convincere e anche la recitazione dei suoi colleghi coetanei è incerta. Si potrebbe giustificare il tutto con la giovane età di molti protagonisti se non fosse che anche gli interpreti con più esperienza - tra cui Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino e Kseniya Rappoport - fatichino a reggere il peso dei loro personaggi, che finiscono con l’essere del tutto inverosimili e privi di empatia. Nonostante le difficoltà, Il ragazzo invisibile è una prova ammirevole: si avverte in essa il cuore del regista, la passione per il mondo del fumetto (colpiscono favorevolmente le molte citazioni, da X-Men a Ritorno al Futuro, passando per Superman e Spider Man) e l’ambizione a voler svecchiare un tipo di cinematografia ancora impantanata in una terra di nessuno. Una pellicola riuscita solo a metà, ancora una volta troppo intimista, povera di spettacolarità e incerta quanto a ritmo.


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