Luca Miniero prova a tornare ai fasti del suo più grande successo, Benvenuti al Sud, sfornando l’ennesima commedia incentrata sullo scontro tra meridionali e settentrionali e dando vita a una pellicola scialba che cerca di celare la clamorosa mancanza di idee dietro un politically incorrect forzato e volgare. Nel cast, oltre all’inossidabile Christian De Sica, l’immancabile Rocco Papaleo, Angela Finocchiaro, Lello Arena e Miriam Leone. Filippo (Christian De Sica) è il preside di una scuola media modello in Val d'Orcia, Toscana, che aspira a vincere il primo premio della Festa dei giovani. Per ottenere il titolo, Filippo convince l’assessore comunale (Ubaldo Pantani) a invitare in Toscana degli studenti africani per effettuare con loro un fruttuoso scambio culturale. L’inetto bidello del suo istituto, però, invece di mettersi in contatto con Acrra, città ghanese, indirizza le attenzioni del preside verso il comune campano di Acerra. Dall’equivoco nasceranno una serie di situazioni tragicomiche di cui si renderanno protagonisti Gerardo (Rocco Papaleo) e Wanda (Angela Finocchiaro), due insegnanti invitati loro malgrado in Toscana e totalmente all’oscuro della Festa dei giovani tanto attesa da Filippo. Nord e Sud, ancora una volta contrapposti sul grande schermo nel nuovo lavoro di Luca Miniero che, sciorinando tutti i luoghi comuni possibili sulla gente campana, mette in scena una storia esile interpretata da un cast male assemblato e svogliato. Mentre l’onnipresente brano Curre curre guaglió dei 99 Posse accompagna lo spettatore dall’inizio alla fine del film, sfinendolo, il film scorre in uno stanco perpetrarsi di situazioni e gag fasulle, mal collegate tra loro e poco utili al prosieguo della storia. La coppia De Sica-Papaleo non convince: entrambi gli attori rifanno sé stessi riducendo i propri personaggi a macchiette scolorite e poco avvincenti. Male anche sul versante delle interpreti femminili: a una poco carismatica Finocchiaro risponde la recitazione statica della Leone, completamente inadatta al suo ruolo. A salvare l'opera di Miniero dal baratro è unicamente la genuinità di Lello Arena che, con la sua sola presenza, dà colore ai primi, promettenti, minuti della pellicola. La mancanza più grave de La scuola più bella de mondo, è l'assenza di attenzione nei confronti degli interpreti più giovani, coloro che sarebbero dovuti essere i veri protagonisti del film: limitati a pochissimi momenti significativi ma privati di battute davvero memorabili, i bambini non riescono mai a entrare nel cuore del pubblico e a scaldare la pellicola con la loro energia, lasciata invece (volutamente?) in secondo piano. In definitiva, un prodotto poco riuscito e anacronistico, pieno di pubblicità occulta e povero di storia. Dimenticabile.