Un dolore lancinante, una menomazione fisica e una ferita dell'anima talmente profonda da non poter essere alleviata con una misera speranza di sopravvivenza: la disavventura di Winter, il delfino ritrovato ferito, sanguinante e completamente immobile sulle coste della laguna Mosquito, nell'ormai lontano 2005 scosse le coscienze di tutto il mondo. Affascinato dalla sua vicenda e intenzionato a realizzarne una trasposizione cinematografica, il regista Charles Martin Smith – noto al pubblico soprattutto per la sua performance ne Gli Intoccabili - firma L'incredibile storia di Winter il delfino, una pellicola intensa e commovente che, raccontando una storia vera, utilizza l'efficace 3D per coinvolgere gli spettatori sin dal primo fotogramma. Clearwater, Florida. Un pescatore attende pazientemente che la preda abbocchi al suo amo quando, improvvisamente, si accorge che un delfino è rimasto incagliato in una trappola per granchi. Mentre l'uomo chiama in soccorso il ClearWater Marine Aquarium, il piccolo Sawyer Nelson (Natan Gambler) riesce a liberare l'animale e a guadagnarsi immediatamente la sua fiducia. Nonostante la riuscita dell'intervento medico, però, il delfino perde l'uso della coda e rischia di morire. Soltanto la determinazione e la forza di volontà del ragazzo convinceranno Winter a sopportare una protesi di silicone e ad accettare la sua deformità. Un dramma esistenziale intimo e profondo danneggia il corpo di un delfino e ne dilania l'anima, lasciandone brandelli instabili e sconnessi. Winter, infatti, privato dell'unico arto indispensabile per il movimento, sentendosi nient'altro che un relitto, perde la gioia di vivere e decide di lasciarsi morire. Quando Sawyer, però, si dedica completamente alla sua riabilitazione, l’animale trova una nuova ragione di vita, lotta strenuamente contro il destino avverso e sfida le naturali leggi della fisica. Winter riesce ad accettare la propria imperfezione e a trasformarla nel suo punto di forza, rivelandosi una vera e propria icona della diversità, una paladina dell'accettazione sociale e culturale, il simbolo eterno della speranza. Scegliendo di adottare un narratore esterno ma onnisciente, gli sceneggiatori Karen Janszen (I passi dell’amore) e Noam Dromi confezionano una narrazione intensa e drammatica che, scevra da ogni forma di patetismo e retorica, adotta un tono favolistico seppur militante. La calda fotografia di Karl Walter Lindenlaub (Indipendence Day), inoltre, sposa perfettamente le musiche enfatiche di Mark Isham, rendendo ogni fotogramma una colorata pagina di romanzo. L'incredibile storia di Winter il delfino, dunque, si rivela subito una storia di amore, di crescita e di accettazione che tocca gli spettatori nel profondo.