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Facciamola Finita

11/07/2013 11:00

Erika Pomella

Recensione Film,

Facciamola Finita

In principio venne Jay and Seth versus the Apocalypse, un cortometraggio del 2007 sbarcato su youtube, che vedeva gli attori Seth Rogene Jay Baruchel rinchiuder

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In principio venne Jay and Seth versus the Apocalypse, un cortometraggio del 2007 sbarcato su youtube, che vedeva gli attori Seth Rogene Jay Baruchel rinchiudersi in un appartamento, mentre fuori dalle finestre il mondo si dirigeva verso il proprio annientamento. Sei anni dopo quel germe creativo si è evoluto in un lungometraggio in piena regola, che segna il debutto dietro la macchina da presa di Rogen, affiancato per l’occasione dall’amico d’infanzia Evan Goldberg, anche in veste di sceneggiatore.


Facciamola finita amplifica e porta agli estremi le stesse idee che il cortometraggio aveva sviluppato con ampio riscontro del pubblico in rete: un gruppo di amici si ritrova bloccato in un appartamento, mentre la fine del mondo avanza inesorabile. La vicenda – surreale e divertente – inizia quando Jay Baruchel, di ritorno a Los Angeles, viene condotto dal vecchio amico Seth Rogen ad una festa a casa di James Franco. Tra le quattro pareti dell’interprete di 127 ore, però, cominciano ad accadere strani fenomeni che rimandano alla tradizione biblica dell’apocalisse. Ecco allora che per questo sparuto gruppo di survivors non resta altro da fare che tentare di sopravvivere.


A metà strada tra un film demenziale e un divertente studio sulle dinamiche interpersonali tra personaggi con un forte ego, Facciamola Finita è soprattutto una rimpatriata tra vecchi amici che interpretano se stessi, spingendo l’acceleratore su manie e difetti di ritratti verosimili ma estremizzati. Così il pubblico è chiamato al ruolo di voyeur involontario, spinto, suo malgrado, a spiare volti e immagini sempre inseguiti sullo schermo e ormai facenti parte dell’immaginario cinematografico. Eppure questo spiare continuo, questo gettarsi nel privato di artisti che, al contrario, consacrano la loro vita per il pubblico, è qualcosa di artificiale, grazie ad un gioco di specchi e rimandi che fa della realtà il suo simulacro, una sorta di copia conforme. Ecco allora che i camei di star come il sex-symbol Channing Tatum o la potteriana Emma Watson, fino alla riesumazione della boy-band per eccellenza – i Backstreet Boys – cooperano alla riuscita di questo gioco dove la vita vera viene messa in quadro, e mascherata con gli strumenti propri del cinema. Seth Rogen si diverte con entusiasmo in questo marasma di situazioni: e sebbene la sceneggiatura non sempre riesca nell’intento di far ridere la propria audience, è indubbio che la pellicola intrattenga e diverta, spesso ricorrendo ad una trivialità a cui la maggior parte del pubblico è abituata. Giocando con i generi, arrivando a inscenare vere e proprie sequenze da musical, Rogen e Goldberg dirigono un inno all’autoironia, alla distruzione parodistica del mito del divo e di Hollywood in generale, in favore di una festa sfigata, dove la verve della serata è minacciata da quella carogna chiamata Apocalisse.


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