Per Rossellini è stata Ingrid Bergman, per Zhang Yimou la sempre splendida Gong Li. Non è raro che spesso nascano amori leggendari tra chi sta dietro e chi davanti la macchina da presa. L'attrice così diventa una vera e propria musa del regista, ed è stato anche questo il caso di Sophie Marceau, che con Amour braque - Amore balordo comincia la storia d'amore (e anche professionale) con il regista polacco Andrzej Zuławski, durata ben diciassette anni. Il controverso, amato e criticato, autore di film culto quali Possession e La sciamana, esiliato professionalmente da diverso tempo in Francia, realizza la sua quarta pellicola in terra d'Oltralpe, un libero adattamento de L'Idiota di Fëdor Michailovič Dostoevskij, non facendo a meno del suo stile grottesco e provocatore. Il folle Mickey (Tchéky Karyo), rapinatore dalle tendenze psicopatiche, ha appena compiuto insieme alla sua banda una grossa rapina in banca, e ora si trova su un treno per far ritorno a Parigi. In una delle carrozze l'uomo fa la conoscenza di Léon (Francis Huster), un profugo ungherese, e decide di presentarlo alla sua ragazza, la bella Marie (Sophie Marceau), figlia di un nobile ma costretta a prostituirsi. Tra Marie e Léon scoppia una passione bruciante, che metterà a serio repentaglio la vita di entrambi. Se in Francia è stato vietato ai minori di 12 anni, in Italia il divieto è stato alzato a 14. Non è difficile capirne il motivo: Amour Braque è un concentrato di volgarità verbali e visive alquanto dissacrante, che pur non scadendo mai nel gratuito sfiora più volte il confine del cattivo gusto cinematografico. Ciò nonostante, l'operazione, sconsigliata ai perbenisti, riesce a convincere per un potenza di eccessi trascinante in più di un'occasione, con alcune scene indubbiamente ispirate, memori del Bunuel più spudorato, inclinato qui in una chiave farsesca e sboccata. Un gangster movie dichiaramente folle in bilico tra dramma e commedia graffiante che fa del suo ritmo frenetico una vera e propria chiave di volta per contestualizzare la follia odierna di un mondo che non si ferma mai, che non guarda in faccia nessuno e nel quale la violenza, secondo Zulawski, viene fagocitata proprio dal sistema. Sesso, amore e morte in un triangolo spietato e implacabile, che prende origine dal capolavoro di Dostoevskij per poi cercare una via macabra e originale, di deliziosa deriva autoriale. Ottimo il cast, soprattutto lo psicopatico criminale interpretato dall'iconico volto di Tchéky Karyo (Nikita) e la sensualissima e indimenticabile Sophie Marceau.