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Love actually - L'amore davvero

02/05/2009 11:00

Antonella Sugameli

Recensione Film, Speciale San Valentino,

Love actually - L'amore davvero

Commedia brillante sull'amore diventata un instant cult

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Love Actually - L'amore davvero, racconta in poche storie significative, ciò che per natura non può essere ingabbiato in alcuna definizione o stereotipo - e questo già lo si sa - ma che possa anche far sorridere è cosa complicata da credere. L’amore, che sia attrazione fuggevole e intensa per una segreteria, quotidiana routine familiare, amore non corrisposto, amore a prima vista, voracità sessuale, è la cosa più insondabile che esista; necessita quindi di maschere, «come tutto ciò di profondo», per giustificare le sue svariate sfaccettature. Il film, commedia dai toni divertenti e dalle musiche selezionate spulcia un ventaglio di situazioni comuni, ma il modo di affrontare lo sviluppo narrativo è sicuramente originale (merito del montaggio di Nick Moore). La sceneggiatura di Richard Curtis è brillante, ammiccante ed irriverente e sposa una colonna sonora curata da Craig Armstrong, artista scozzese amante delle tonalità melanconiche, secondo una definizione dello stesso regista. Le due sensibilità però si fondono perfettamente ed il risultato è una satira frizzante sul divagar d’amore ed una strizzatina d’occhio a tutti coloro che almeno una volta hanno avvertito il sentimento «I feel it in my finger, i feel in my toes, love is all around me».


L’originalità del film sta nella scelta delle storie e nella loro sequenzialità. Apparentemente prive di connessioni tra loro, sono in realtà unite da un filo invisibile, la cui ragion d’essere viene svelata solo alla fine. L’impressione è quella di osservare un quadro da diverse angolature. Il cast gioca un ruolo decisivo nella riuscita del film: Hugh Grant, maestro del genere, risulta poco credibile nel ruolo di primo ministro ed è proprio questa inverosimiglianza a far sorridere, assurgendo a comicità; Liam Neeson nei panni di un marito, vedevo e con un figlio a carico è tanto melodrammatico, quanto piacente; Bill Nighy, leggenda del rock in discesa è sì patetico, ma allo stesso tempo incredibile nella sua esasperata parodia di un artista disposto a tutto pur di cavalcare nuovamente l’onda del successo; Keira Knightly ed Andrew Lincoln regalano alla pellicola un accenno di poesia a metà tra lacrime e sorrisi; Colin Firth scrittore dai modi goffi riesce a mutare la sua sorte, trasformando la sua timidezza in punto di forza per conquistare la donna amata; Alan Rickman ed Emma Thompson ricordano ai non più giovani i mutamenti d’amore, le delusioni e le sofferenze causate da esso; Laura Linney è una donna tanto frustrata quanto innamorata, ma ad avere la meglio sull’amore è la frustrazione che relega il personaggio nel limbo degli inetti; Kris Marshall è un inglese con velleità da playboy, stupido quanto basta per avere fascino. Il film è una stemperata di zucchero a velo su una torta soffice e appena sfornata, da gustare in ogni momento, lascia leggeri e non appesantisce.


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