Ci sono senza dubbio delle qualità invidiabili in Bad Boys 4 (Ride or Die), note positive che difficilmente si riescono a trovare nel terzo sequel di una saga iniziata 30 prima. Già: perché il primo Bad Boys è datato 1995 e, se questo non è abbastanza per farvi fare i conti con il tempo trascorso, immaginate che uscì in home video in VHS semplicemente perché il DVD non esisteva ancora. Pensate che Mike Lowrey è stato il primo grande ruolo da protagonista di Will Smith e al fatto che, all’epoca, l’attore non aveva nemmeno 30 anni. Per darvi un’idea: girò Bad Boys mentre era impegnato ancora sul set di Willy, il principe di Bel-Air.
Ora invece pensate a com’è cambiato il cinema in questo lasso di tempo. Pensate all’evoluzione dei blockbuster, a come hanno progressivamente mitigato la violenza e messo da parte un linguaggio scurrile per abbracciare sempre di più un’edulcorazione a vari livelli, rendendo i film d’azione sempre più simili a innocui cinecomics (che di fatto nel nuovo millennio sono diventati il nuovo standard di action cinematografico).
Per avere una visione più completa di questa parabola discendente basta pensare ai 10 capitoli di Fast & Furious: il primo film ha in comune con Fast X solo il titolo e una manciata di protagonisti, ma per il resto sono prodotti agli antipodi.
Ecco, Bad Boys 4 è encomiabile da questo punto di vista, perché sembra fregarsene del fatto che siano passati 30 anni e di come il cinema (action e non) sia cambiato. Va a ricercare tutto quel materiale old school per ributtarlo in pasto al pubblico (dall’estetica alle dinamiche da buddy movie), non in un’operazione da revival nostalgico - come sempre più spesso accade - ma per salvaguardare l’atmosfera che permeava i primi due capitoli. La cosa assurda è che questa trovata funziona più di quanto si pensi ed è senza dubbio la cosa migliore del film!
Dopo la morte, il capitano Howard viene accusato di essere complice di un giro di tangenti e corruzioni all’interno della polizia di Miami.
Mike e Marcus però credono nella sua integrità e cercheranno di portare a galla la verità a costo della loro vita, braccati da agenti corrotti.
C’è tutto in Bad Boys – Ride or die: le battute grezze, i siparietti al limite dello slapstick, la chimica tra Will Smith e Martin Lawrence, la colonna sonora, il tramonto in time lapse, le inquadrature epiche dal basso: tutto è dannatamente nineties.
Anzi, tutto è dannatamente Michael Bay. Tranne il fatto che non è Michael Bay a farlo. Già perché il punto debole di Bad Boys – Ride or die viene a galla proprio quando dovrebbe sfoggiare la sua qualità migliore, ovvero l’azione.
Pensate a Bad Boys II, che in 2 ore e 20 infila in scioltezza una sparatoria con membri del Ku Klux Klan, inseguimenti con auto violanti e furgoni dell’obitorio che sganciano cadaveri, la distruzione di una baraccopoli, l’assalto con relativa esplosione di una villa ai caraibi e uno stand-off con una gang haitiana che da solo vale il film. E queste sono solo alcune scene.
A paragone, questo quarto capitolo ne esce con le ossa rotte: le scene davvero action si contano sulle dita di una mano e, per quanto ci siano effettivamente delle buone trovate (una su tutte: l’idea di usare le soggettive e trasformare per qualche secondo il film in una specie di sparatutto in prima persona), restano intuizioni troppo sporadiche.
Anche la scena finale, ambientata in un parco a tema abbandonato, sperduto tra le paludi della Florida e infestato dagli alligatori, è notevole: lo sarebbe stata di più in mano a Bay, dove sarebbe durata almeno il doppio del minutaggio. La differenza sta “tutta” qui.
Nella recensione di Bad Boys for life si diceva che non poteva esistere un Bad Boys senza Michael Bay: per quanto il duo Adil El Arbi e Bilall Fallah si impegni (perché è innegabile che non stiano girando con la mano sinistra solo per portare a casa l’assegno), è altrettanto vero che si misurano con qualcosa che è semplicemente troppo esagerato per loro.
Alla fine, guardando i due protagonisti che battibeccano davanti alla griglia di un barbecue, forse ci sfugge sì un sorriso, ma amaro. E nella testa l’unica frase che riusciamo a pensare è l’immortale citazione di un altro film action caposaldo degli anni ’90: «forse sono troppo vecchi per queste stronzate».
Genere: azione, commedia
Paese, anno: USA, 2024
Regia: Adil El Arbi, Bilall Fallah
Sceneggiatura: Chris Bremner
Fotografia: Robrecht Heyvaert
Montaggio: Asaf Eisenberg, Dan Lebental
Musiche: Lorne Balfe
Interpreti: Will Smith, Martin Lawrence, Vanessa Hudgens, Alexander Ludwig, Paola Núñez, Eric Dane, Ioan Gruffudd, Jacob Scipio, Tasha Smith, Joe Pantoliano
Distribuzione: Eagle Pictures
Produzione: Columbia Pictures, Jerry Bruckheimer Films, Sony Pictures Entertainment
Durata: 115'
Data di uscita: 13 giugno 2024