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Il kolossal è morto, viva il kolossal: se Barbenheimer salva l'estate al cinema

10/08/2023 15:22

Marco Filipazzi

Editoriale, Approfondimento Film, Film Drammatico, Margot Robbie, Christopher Nolan, Warner Bros., Greta Gerwig, Film USA, Emily Blunt, Cillian Murphy, Barbie, Oppenheimer, Kolossal,

Il kolossal è morto, viva il kolossal: se Barbenheimer salva l'estate al cinema

Mentre gli incassi sembrano sancire il declino del kolossal, l'estate 2023 è destinata ad essere salvata da un vero evento cinematografico: il Barbenheimer.

Mentre gli incassi in calo sembrano sancire il declino del kolossal, l'estate 2023 è destinata ad essere salvata da un vero grande evento cinematografico. Anzi due. Il Barbenheimer.

Era il 20 giugno 1975 quando approdò nelle sale quello che a oggi è considerato il primo blockbuster moderno, ovvero Lo squalo di Steven Spielberg. All’epoca fu un azzardo, un esperimento che - contro ogni più rosea previsione - si divorò oltre 7 milioni di dollari nel primo weekend in patria e chiuse la sua corsa a quota 470 milioni nel mondo. Da qui in poi, nulla è stato più lo stesso e l’estate è diventata il periodo di punta per il box office americano.

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Che fine ha fatto il kolossal?

In questa prima parte del 2023 sono stati tanti i film "evento” ad arrivare in sala. Ma, siate onesti, quale vi ricordate davvero? Quale avete atteso con ansia presentandovi al cinema con il biglietto in mano il giorno dell’uscita? E soprattutto, quale vi ha davvero appagato? 

 

Piaccia o meno, i cinecomics di casa Marvel sono quelli che hanno sorretto le sale dalla fine della pandemia a oggi: da Ant-Man and the Wasp: Quantumania a Guardiani della Galassia 3, hanno tutti fatto buoni incassi. Ma se la creatura di James Gunn ha retto ancora bene, rastrellando consensi tra critica e pubblico, lo stesso non si può dire per l’uomo formica, che è stato da più voci etichettato come il peggior capitolo della saga Marvel

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In casa DC bisogna scomodare le solite dolenti note: The Flash è stato un tracollo da molti punti di vista, in primis guardando gli incassi. Ma lo sono stati anche il remake de La Sirenetta per Disney (che a stento ha pareggiato i costi di produzione e marketing) e, recentemente, il quinto capitolo di Indiana Jones. Insomma, volendo dare un'occhiata al botteghino è palese che non ci sono decisamente più i kolossal di una volta:

 

  1. Super Mario Bros - $1.349.857.189
  2. Guardiani della Galassia 3 - $ 844.813.798
  3. Fast X - $ 704.656.660
  4. Spiderman: Across the Spiderverse - $ 677.231.360
  5. La Sirenetta - $ 560.986.562
  6. Ant-Man and the Wasp: Quantumania - $ 476.100.090
  7. Transformers – Il Risveglio - $ 476.071.180
  8. John Wick 4 - $ 426.978.565
  9. Creed III - $ 275.248.615
  10. The Flash - $ 268.082.006
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In sala, il pubblico vuole originalità

La cosa davvero sconsolante è che, se si osservano i dati del box-office mondiale a fine giugno, dei 10 maggiori incassi del primo semestre dell’anno… 8 sono sequel e 1 è un remake! Il solo film originale (per modo di dire, dato che alle spalle ha un personaggio in circolazione da più di 40 anni) è Super Mario Bros che infatti si piazza sul gradino più alto del podio.

La domanda che ci si deve porre quindi è: il cinema è davvero in crisi (solo) per colpa dei dilaganti servizi streaming o è il ristagno d’idee a non attirare più la gente in sala? Sicuramente le finestre temporali sempre più corte non aiutano (Disney fa trascorrere appena 3 mesi per il passaggio da grande a piccolo schermo), ma non va nemmeno sottovalutato il peso di avere un franchise cinematografico alle spalle. Non si parla di cifrette: Mario stacca Guardiani della Galassia di più di mezzo miliardo di dollari al box office mondiale. 

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L’estate di Barbenheimer

In questo scenario recessivo, ecco che arriva zitta zitta l'estate con un vero grande evento, anzi due. Lo scorso 21 luglio sono usciti, nelle sale americane, due pellicole agli antipodi da praticamente ogni punto di vista eppure per certi versi simili. Due kolossal, con la k maiuscola. Da un lato c'è Barbie di Greta Gerwig: film brandizzato e prodotto da Mattel che umanizza la nota bambola, sfrutta il suo appeal multigenerazionale (impersonato da Margot Robbie) e confeziona una storia infarcita di star, dai color pastello (meglio se rosa) e un tono che si barcamena tra commedia e musical. Senza trascurare un messaggio sociale a suon di “femminismo da t-shirt”. 

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Nell’angolo opposto lo sfidante, Oppenheimer: ultima fatica del sempre atteso e osannato Christopher Nolan, dramma introspettivo (anche questo infarcito di star, da Cillian Murphy nel ruolo del protagonista, a Emily Blunt, Matt Damon, Florence Pugh) che racconta la storia dell’uomo che inventò la bomba atomica.

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Grazie all’attesa che hanno saputo generare prima del loro arrivo in sala e poi al passaparola che hanno scatenato - una battaglia a suon di meme che sui social si è fomentata sino a esplodere nel fenomeno, consacrato con tanto di hashtag: #barbenheimer. 

 

Negli USA il weekend del 23-30 luglio ha portato un incasso complessivo nei cinema statunitensi di oltre 300 milioni di dollari, una cosa che non accadeva dall’avvento di Avengers – Endgame. Ma era il 2019, pre-pandemia, e la Marvel ha dovuto creare un universo condiviso di 22 film per generare quell’incasso.

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Barbie e Oppenheimer invece, per quanto siano anch'essi derivati - ispirati l'uno alla bambola più famosa del mondo, l'altro alla biografia di un personaggio storico - sono comunque prodotti che non appartengono a nessun franchise esistente. Non sono sequel, prequel, remake o rebooth di nulla. E questa, sotto sotto, è la caratteristica principale che questi due film hanno in comune: l’originalità. È quindi lecito domandarsi: la crisi del cinema è davvero insita nell’apatia dello spettatore, che preferisce guardarsi il film sul divano di casa propria, o nell’offerta (scadente) che giunge in sala?

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Considerando che i due film sono appena usciti, e nemmeno su tutti i mercati internazionali - quanti di voi aspettano il 23 agosto per godersi finalmente Oppenheimer in sala? -  è facile supporre che queste due pellicole siano destinate a scalare la classifica del box office. Barbie lo sta già facendo: ha di recente superato un miliardo di incassi in tutto il mondo (prima volta nella storia per un film diretto da una regista) e la pellicola di Nolan si è assestata per adesso a 552 milioni. È matematico il loro piazzamento sul podio di fine anno. 

 

A quanto pare, l’originalità paga. Sarà bene ricordarsene, soprattutto in questo delicato periodo di scioperi a Hollywood: non sarà il caso di iniziare ad ascoltare sceneggiatori, attori e altre professioni del cinema? E, ovviamente, di ascoltare anche il pubblico.

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