photo

NETFLIX

copertine blog.jpeg

NOW TV

le parti noiose tagliate
footer

facebook
twitter
linkedin
youtube
pinterest
instagram
pngwing.com(17)
sis nero
sisbianco
sisbianco

REDAZIONE
Via Carlo Boncompagni 30
20139 Milano (MI)
+39 340 5337404
ufficiostampa@silenzioinsala.com

 

REDAZIONE
Via Carlo Boncompagni 30
20139 Milano (MI)
+39 340 5337404
ufficiostampa@silenzioinsala.com

 

un progetto di Piano9 Produzioni

CONTENUTI IN EVIDENZA

Elvis (2022), la recensione dello scintillante biopic di Baz Luhrman su Re del rock 'n roll

20/06/2022 11:21

Valentina Pettinato

Recensione Film, Festival, Festival di Cannes, Film Musicale, Film Biografico, Film Australia, Film USA, Baz Luhrmann, Elvis Presley, Austin Butler, Tom Hanks,

Elvis (2022), la recensione dello scintillante biopic di Baz Luhrman su Re del rock 'n roll

Luhrmann presenta fuori concorso a Cannes il suo biopic Elvis, rievocando il mito di Elvis Presley attraverso il rapporto di amore e odio con il suo manager.

La dimensione teatrale presente in ogni opera, un’ipnotica voce narrante che sembra sfogliare le pagine di un libro - quasi sempre dalla copertina dorata - che porta tra le righe più oscure di una storia di amore e dolore: signore e signori, è il cinema di Baz Luhrman, autore australiano famosissimo ai più per Moulin Rouge! e Il Grande Gatsby, che torna alla ribalta dopo ben 9 anni dalla sua ultima pellicola. 

elvis-recensione7.jpeg

Luhrmann presenta fuori concorso a Cannes il suo biopic Elvis, rievocando il mito di Elvis Presley attraverso il rapporto di amore e odio con il suo manager, il colonnello Tom Parker (Tom Hanks). Il film, raccontato (appunto!)  dalla voce fuori campo di Parker, approfondisce le complesse dinamiche tra i due nell'arco temporale di 20 anni dagli esordi alla fama di Presley, che raggiunse un livello di celebrità senza precedenti sullo sfondo di un panorama culturale in evoluzione che segna la perdita dell'innocenza in America. 

elvis-recensione6-1.jpeg

Al centro di questo viaggio, una delle persone più significative e influenti nella vita di Elvis, Priscilla Presley (Olivia DeJonge).

«Senza di me Elvis non sarebbe mai esistito», con questa affermazione tutt’altro che modesta il colonnello Parker racconta una storia lunga 42 anni, quella della nascita dell’icona Elvis Presley, bambino bianco in un quartiere di neri, che proprio dalla loro vitalità musicale trae linfa vitale per trasformarsi nel Re del rock’n roll; fino alla sua morte prematura, dopo una vita sovrabbondante e dagli equilibri tanto fragili. A interpretare il mito probabilmente l’unico attore possibile, uno splendido Austin Butler che ha reso giustizia e credibilità a un personaggio forte, talmente impresso nella mente di tutti da non poter essere minimamente tradito.

elvis-recensione3.jpegelvis-recensione5.jpegelvis-recensione8.webp

L’impalcatura filmica è la classica luhrmaniana: una pioggia dorata di lustrini, luci abbaglianti ed effetti speciali fanno da sfondo al racconto di un uomo istrionico, posseduto dal ritmo tanto da muoversi con erotismo convulso sul palcoscenico senza poterne fare a meno.

 

Un uomo la cui vita si consuma lentamente in una passione sovraumana per lo spettacolo e la carovana di persone che vive alle sue spalle. Spalle di un ragazzino prima, dinoccolato dagli enormi occhi blu alla ricerca dei riflettori; che ama sognare (e se lo può sognare, può diventare realtà, come canta in If I can dream), e che ama sua madre tanto da desiderare di comprarle 1000 Cadillac rosa; spalle di un uomo di quarant’anni poi, distrutto dalla malinconia, che non regge più le trasformazioni del suo corpo e il dolore di una vita che lo stritola ogni giorno di più.

Una messa in scena fedele al regista, con colori vividi e coreografie ingombranti; un sottofondo musicale sempre presente, che spazia da melodie note deformate in maniera dark per sottolineare i momenti più estremi, a ballate strumentali che stressano quelli più romantici.

 

Il racconto è quello della crescita di un eroe (così come da amante dei fumetti si definisce lo stesso Presley) in una America difficile: quella della segregazione razziale, quella degli omicidi, quella delle battaglie per l’integrazione. 

 

In un contesto del genere, Elvis viene rappresentato in una dimensione cristologica come vittima del sistema, che gli nega di ancheggiare e di esprimersi come vorrebbe, al quale si ribella, facendosi portavoce attraverso l’ostentazione di quelle movenze proibite, di tutte le cause del mondo.

elvis-recensione6.jpeg

Il film si snoda lungo, sbilanciato, barocco e bulimico di canzoni, di sentimenti, di performance, ed è probabilmente la messa in scena più giusta per un biopic su una leggenda adorata dalle donne, osannata dal pubblico che va ai suoi concerti come in un pellegrinaggio verso il divino. 

 

È proprio l'amore il cuore della narrazione: ampore per la musica, in primis; amore per sua madre; per una donna, Priscilla; per sua figlia, Lise Marie. E amore per sé stesso, verso il quale Elvis, pur dilaniato da uno stuolo di parassiti sociali, resta fedele fino alla fine, con tutte le brutture e le distorsioni affettive che questo comporta. 

elvis-recensione0.webp

Infine l’amore verso il suo manager (un respingente ma bravissimo Tom Hanks, che cambia anche fisicamente per interpretare una parte molto complessa), questa figura oscura e imbonitrice che lo affascina e ipnotizza così come lo disturba, ma verso il quale resterà legato fino alla fine dei suoi giorni, volente o nolente, in questa gabbia dorata che gli consente solo da morto di lasciare davvero l’edificio. 

Un caleidoscopio di emozioni diverse sono rappresentate in questa pellicola che è letteralmente divorata dal suo protagonista: in Elvis la leggenda si mescola col vero e tutto è così allucinogeno e bellissimo da essere risucchiato all’interno della scena. Sei lì, prendi parte alle sequenze dei concerti, allunghi una mano per toccare Elvis mentre flirta con il pubblico, tutto è così splendidamente vivido che i difetti non li vedi più, che niente importa più, perché nei film di Luhrman anche i momenti inutili, le scene sovrabbondanti, hanno qualcosa di attraente e perverso. 

 

Elvis è un film celebrativo, che consacra sicuramente la bravura di Austin Butler, visibile in ogni singola gocciolina di sudore che scende dal suo bellissimo viso. Dal 22 giugno è in sala.


elvis-recensione9.jpeg

Genere: biopic, musicale

Titolo originale: Elvis

Paese, anno: Australia/USA, 2022

Regia: Baz Luhrmann

Sceneggiatura: Baz Luhrmann, Craig Pearce, Jeremy Doner, Sam Bromell

Fotografia: Mandy Walker

Montaggio: Jonathan Redmond, Matt Villa

Interpreti: Adam Dunn, Alex Radu, Alton Mason, Aristene Kisando, Asabi Goodman, Austin Butler, Charles Grounds, Chaydon Jay, Christian McCarty, Christopher Sommers, Dacre Montgomery, David Gannon, David Wenham, Gareth Davies, Gary Clark Jr., Helen Thomson, Josh McConville, Karla Allen, Kate Mulvany, Kelvin Harrison Jr., Kodi Smit-McPhee, Lamar Brown, Leon Ford, Luke Bracey, Mariama Andrews, Mark Leonard Winter, Mike Bingaman, Natasha Bassett, Nicholas Bell, Olivia DeJonge, Patrick Sheare, richard Roxburgh, Senayt Mebrahtu, Sharon Brooks, Shonka Dukureh, Tom Hanks, Tony Nixon, Xavier Samuel, Yola Quartey

Colonna sonora: Elliott Wheeler

Produzione: Bazmark Films, The Jackal Group

Distribuzione: Warner Bros.

Data di uscita: 22/06/2022

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

cinemadvisor

Silenzioinsala.com © | All Right Reserved 2021 | Powered by Flazio Experience e Vito Sugameli


facebook
twitter
linkedin
youtube
pinterest
instagram

facebook
twitter
linkedin
youtube
pinterest
instagram

ULTIMI ARTICOLI

joker