Il cinema coreano è una scheggia impazzita dell’industria, quanto di più anarchico e “difficilmente etichettabile” ci sia in circolazione. Un continuo rimpasto di generi e contaminazione di cliché, che portano una boccata d’aria fresca proveniente da Oriente, mentre è da un (lungo) periodo che da Occidente arriva solo un puzzo acre e stantio. L’esempio più eclatante è Parasite (è un thriller? Un horror? Una critica sociale?), che si è imposto prepotente all’attenzione di pubblico, critica e Academy (anche) grazie alla sua originalità.
All’interno del genere quest’anno abbiamo avuto anche Memories of Murder (ok, è un film del 2003, ma è giunto in sala solo nel febbraio pre-pandemia sull’onda di entusiasmo per Parasite), la serie tv The Kingdom, Peninsula (il sequel del clamoroso Train to Busan) e lo zombie-movie #Alive.
Ora Netflix, sull’onda lunga di questo entusiasmo, rilascia The Call, film che mescola elementi horror insieme al thriller e alla fantascienza sui viaggi nel tempo.
L’incipit della storia è facilmente riassumibile: Seo-yeon (interpretata da Park Shin-hye, già vista in #Alive) si trasferisce in una grande villa di campagna, appartenuta alla sua famiglia, ma praticamente in disuso da quando il padre è morto in un incendio qualche anno prima.
Le cose iniziano a prendere una piega sinistra quando la ragazza ritrova un vecchio cordless e riceve una chiamata da parte di una sua coetanea, che ha vissuto in quella casa vent’anni prima. Dire oltre sarebbe troppo e si rischierebbe di entrare nel campo minato degli spoiler; il che, data l’imprevedibilità di The Call, sarebbe davvero un peccato. Perciò se non avete visto il film evitate di continuare.
Legare le due protagoniste attraverso un cordless è un’idea che rimanda immediatamente allo Scream di Wes Craven: carnefice e vittima che giocano al gatto e al topo, il telefono che squilla a ogni ora del giorno e della notte, la protagonista che ha paura di rispondere perché chissà che cosa può succedere. Nell’era degli smartphone, trasformare un oggetto “antiquato” come il cordless in un vero e proprio strumento di tortura è già di suo geniale.
Sappiate solo che non ci verrà mai data una spiegazione sul perché le due ragazze riescono a chiamarsi attraverso lo spazio-tempo: lo dobbiamo prendere come dato di fatto, senza porci troppe domande, e goderci il film.
Laddove Scream glorificava gli slasher, The Cell ne è una specie di declinazione fantascientifica, molto più asciutta e tesa, molto più thriller che horror
A conti fatti i due piani temporali sono una trovata narrativa più semplice di quanto possa sembrare, che permette alla regia di poter meglio gestire la tensione. Come molti film ci hanno insegnato, a partire da Ritorno al futuro sino al sottovalutato The Butterfly Effect, quando un determinato avvenimento viene cambiato nel passato, esso ha ripercussioni sul futuro. Vi ricordate quando uscì Loopers, che tentava di unire viaggi nel tempo e gangster-movie? Venne accolto da tutti con un’ovazione, definito (esageratamente) il film di fantascienza del decennio e Rian Johnson eletto a guru del genere (tutto ciò prima che, con Star Wars, si rivelasse il regista fuoco di paglia che in realtà era). Chi scrive non ne conserva un buon ricordo, eppure già lì c’era l’idea della tortura temporale (taglio una mano nel passato e chi è nel presente si ritrova con un moncherino già cauterizzato e guarito) che era forse la sola cosa degna di nota.
Ecco: The Call fa la stessa cosa, ma una dozzina di volte meglio. Ed è solamente una delle tantissime trovate che il film mette in scena e riesce a fondere nella storia in maniera coerente, prendendo atto di tutte queste premesse e rilanciando con la domanda «conoscendo come si sono svolti gli eventi, è possibile intervenire e modificare il passato?». Con The Call un’altra perla giunge dall’Oriente: un film che va visto assolutamente, in grado di parlare sia a chi ama questo genere (o generi). Senza dubbio una delle cose migliori che possa capitare di vedere quest’anno!
Genere: fantascienza, thriller, horror
Titolo originale: Call
Paese, Anno: Corea del Sud, 2020
Regia: Lee Chung-hyun
Sceneggiatura: Sergio Casci, Kim Hee-jin, Lee Chung-hyun, Kang Sun-ju
Fotografia: Cho Young-jik
Montaggio: Yang Jin-mo
Interpreti: Park Shin-hye, Jun Jong-seo, Kim Sung-ryung, Lee El, Park Ho-san
Colonna sonora: Dalpalan
Produzione: Lili Hering, Next Entertainment World
Distribuzione: Netflix
Durata: 112 min