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Sex (2024), la recensione del film di Dag Johan Haugerud dalla Trilogia dei sentimenti

14/06/2025 00:01

Claudio Cinus

Recensione Film, Film Drammatico, Dag Johan Haugerud, Film Norvegia,

Sex (2024), la recensione del film di Dag Johan Haugerud dalla Trilogia dei sentimenti

Sex è l'ultimo titolo ad arrivare nei cinema italiani, pur essendo stato il primo a essere stato presentato al pubblico internazionale.

Quando Dag Johan Haugerud ha spiegato alla rivista Variety quale fosse l'ordine migliore per guardare la sua trilogia sui sentimenti “sesso-sogni-amore”, già sapeva che la distribuzione in Italia ne avrebbe seguito un altro, cosa resa possibile dall'assenza di un criterio cronologico rigido. Sex è l'ultimo titolo ad arrivare nei cinema italiani, pur essendo stato il primo a essere stato presentato al pubblico internazionale (nella sezione Panorama della Berlinale 2024) e a quello norvegese. Partire da coppie di lunga data, per poi tornare indietro al primo amore e infine affrontare il concetto di amore in generale: questa era l'idea di base e infatti sono due coppie con figli, sposate da tempo, a essere al centro delle tragicommedie umane di Sex.

Sex: la trama del film

Tutto parte da una chiacchierata a fine turno tra due spazzacamini di Oslo. Avdelingsleder racconta uno strano sogno il cui protagonista era David Bowie, che secondo lui lo aveva guardato in modo enigmatico, facendolo sentire non più come sé stesso ma come fosse una donna; Feier risponde raccontando un fatto accadutogli il giorno prima, quando aveva avuto un rapporto sessuale occasionale con un uomo non perché avesse scoperto improvvisamente di essere omosessuale, ma perché si era sentito lusingato dallo sguardo di desiderio che gli era stato rivolto (i due attori, Thorbjørn Harr Jan Gunnar Røise, sono stati entrambi candidati agli Amanda Awards, i principali premi del cinema norvegese: ha vinto il secondo).

Feier racconta la sua estemporanea avventura sessuale anche alla moglie, come fosse un aneddoto senza particolari implicazioni e senza pensare che lei l'avrebbe potuta prendere male; al contrario, mette in crisi il loro matrimonio. Avdelingsleder invece si vergogna un po' dei sogni su Bowie, i cui sguardi ambigui creati dal suo inconscio continuano a tormentare le sue notti; ma è una manifestazione caratteriale della paura del giudizio altrui, perché in altre occasioni si vergogna un po' anche della sua fede, non amando ostentare al di fuori della famiglia il suo essere cristiano. 

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Il sesso e il desiderio secondo Haugerud 

Le occhiate di desiderio maschile che turbano i due uomini eterosessuali sono raccontate solo a parole - non vengono mostrati né i sogni dell'uno, né la singolare scappatella extraconiugale dell'altro, lasciati alla nostra immaginazione - ma vengono trattate come fossero il fondamento dei meccanismi relazionali, sentimentali e sessuali, tra esseri umani; la mancanza del contatto visivo, perché assente o evitato, è causa di fraintendimenti o cambiamenti nei rapporti reciproci. Non a caso, anche se molte scene sono costituite da dialoghi tra due o tre persone, spesso i personaggi non si guardano in faccia tra loro, come se fossero innanzi tutto concentrati su di sé e percepissero gli altri solo in relazione alla propria individualità. Il piacere di essere guardati fa dimenticare l'importanza di guardare.

Nel breve intermezzo che contravviene alle regole del resto del film perché è la visualizzazione di un racconto, e infatti si distingue dal resto essendo l’unica sequenza in bianco e nero, una dottoressa ricorda la storia due architetti molto innamorati tra loro. 

 

Uno dei due adorava soprattutto un neo sulla schiena dell’altro; questi, avendo equivocato il motivo dell’adorazione per la sua schiena, decise di farsi fare lì un tatuaggio in onore del compagno, che però coprì proprio il neo. L’uno guardava con desiderio, ma senza mai esprimere esplicitamente le sue sensazioni; l’altro immaginava il senso dello sguardo dell’amato, senza capirlo. Dovettero litigare, per potersi finalmente guardare negli occhi e rivelarsi.

Capita ripetutamente, nel film di Haugerud: l’egoismo dello sguardo, che chiede approvazione ma manca di comprensione, è un campanello d’allarme sulla reale solidità di ogni tipo di relazione. Se la vita è intesa come un palcoscenico in cui si devono saper alternare i ruoli di attore e spettatore pur sbagliando troppo spesso le battute, la scelta di concludere le linee narrative dei due protagonisti con un concerto che si trasforma in un sogno confortante è senz’altro azzeccata.


Genere: drammatico

Paese, anno: Norvegia, 2024

Regia: Dag Johan Haugerud

Interpreti: Thorbjørn Harr, Jan Gunnar Røise, Siri Forberg, Birgitte Larsen, Anne Marie Ottersen, Lars Jacob Holm, Helle Vaagland, Theo Dahl, Nasrin Khusrawi, Siri Jøntvedt

Distribuzione: Wanted Cinema

Sceneggiatura: Dag Johan Haugerud

Fotografia: Cecilie Semec

Montaggio: Jens Christian Fodstad

Musiche: Peder Kjellsby

Produzione: Arthaus, Motlys, Viaplay

Durata: 125 min

Data di uscita:15 maggio 2025

 


 

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