"Questo è un film sulla Brexit e sui Teletubbies". Così il grande regista inglese Danny Boyle presenta il terzo capitolo della sua saga iniziata nel 2002 con 28 giorni dopo e proseguita con 28 settimane dopo. Da sempre l'horror è stato uno dei generi prediletti per descrivere le derive della società contemporanea, la sua incomprensibilità, e 28 anni dopo riesce in questo scopo in modo ancora migliore rispetto a molti altri film di genere degli ultimi anni.
Di che cosa parla 28 anni dopo
Spike ha dodici anni, vive in un'isola all'interno di una comunità autonoma dal resto del mondo, rinchiusasi all'interno delle mura e dell'acqua attorno a sé per proteggersi dal sempre maggiore dilagare del virus della rabbia. Il padre ha cresciuto Spike con il solo obiettivo di renderlo abbastanza forte per affrontare le inevitabili difficoltà di questa vita e, ora che ha raggiunto una preparazione sufficiente, decide di portarlo sulla terraferma. Qui scoprirà la presenza di un dottore che potrebbe curare la madre malata.
Solo in pochi possono uscire dalle mura dell'isola, non sempre ritornano, e se ritornano bisogna verificare che non siano stati infettati all'esterno. Risulta quasi angosciante osservare la diffidenza tra persone dello stesso ambiente quando si ritrovano dalle parti opposte del cancello e ritrovare le sensazioni opprimenti che chiunque ha provato durante il periodo del Covid. L'isola è, infatti, in quarantena, una reclusione che dura ormai da ventotto anni e che è diventata la normalità, nessuno si fa più domande e tutti sono perfettamente autosufficienti, o almeno questo è quello che si vuol far credere.
28 anni dopo è una metafora della Brexit?
L'isola è anche immagine e simbolo dell'Inghilterra post-Brexit, come dice il regista, sempre più distaccata dal resto dell'Europa, esclusa da un progetto di cui era stata protagonista per tanti anni. Soprattutto i giovani si sono sentiti traditi da una scelta che non è mai stata percepita come propria e ora si sentono pervasi da una domanda d'appartenenza, in questo luogo dove la distanza fisica accresce quella emotiva.
Ed è significativo come sia proprio un ragazzino di dodici anni a farsi delle domande su ciò che è all'esterno del mondo conosciuto. Era risaputo che dall'altra parte ci fosse un dottore, ma tutti l'hanno sempre ritenuto un pazzo. Il padre stesso non ha mai pensato alla possibilità di una cura per la madre, ed ecco che la rivoluzione spetta ancora una volta ai giovani, più sensibili e per questo più determinati a correggere ciò che non appare come giusto.
Spike ha ancora in sé una curiosità nei confronti di ciò che non conosce – del progresso che nel resto del mondo sta continuando ad avvenire mentre nell'isola si è ancora fermi a ventotto anni prima – che sembra essere svanita non solo nei grandi del suo villaggio, ma anche negli altri giovani, come se ormai tutti si fossero rassegnati a un destino eterno rinchiusi nell'isola e senza bisogno di pensare a una via di scampo perché tanto non ci sarà.
Il significato del personaggio di Isla
La madre di Spike, Isla, sta male ma nessuno sa il perché. Passa gran parte della giornata a letto, impaurita e spaesata, comprende la realtà che la circonda solo in determinati momenti. Ma Isla è anche dotata di una sensibilità diversa nei confronti del mondo: mentre tutti sono impegnati a combattere, atto che ormai è diventato meccanico e del quale non si ricercano più le spiegazioni, lei, che l'unica cosa di cui ormai è consapevole è di essere una madre, sembra comprendere la realtà che la circonda in modo intimo, a tratti sembra perfino poter capire gli infetti.
Come tutte le persone dotate di un pensiero che non rientra negli schemi prestabiliti dell'ideologie contemporanee, Isla viene percepita più come mentalmente instabile che fisicamente malata. Stesso destino agli occhi dei più è quello del dottore, ricoperto di una tintura arancione per non sollecitare gli infetti con il proprio odore. Il dottor Ian Kelson vive in un luogo che sembra essere un santuario della morte: dall'isola si poteva osservare un costante fumo salire verso il cielo, ma la realtà del posto è caratterizzata da una torre di crani umani. Fin dal primo incontro il dottore fa riflettere il piccolo Spike sul concetto di memento mori – ricordati che devi morire – e sul fatto che bisogna saper capire quando è il momento di lasciare e lasciarsi andare. In una società basata sull'insegnamento della sopravvivenza a ogni costo queste parole risuonano ancora di più come simbolo dell'oppressione che quell'isola è sempre stata per lui con le sue bugie e dalla quale si sente tradito.
E se il viaggio sembra finire ne inizierà uno nuovo, il presente si muove in fretta e all'interno dell'isola sarebbe impossibile afferrarlo.
Genere: horror
Titolo originale: 28 Years Later
Paese, anno: Regno Unito/USA, 2025
Regia: Danny Boyle
Sceneggiatura: Alex Garland, Danny Boyle
Fotografia: Anthony Dod Mantle
Montaggio: Jon Harris
Interpreti: Aaron Taylor-Johnson, Alfie Williams, Angus Neill, Celi Crossland, Chi Lewis-Parry, Christopher Fulford, Edvin Ryding, Emma Laird, Erin Kellyman, Geoffrey Newland, Ghazi Al Ruffai, Gordon Alexander, Jack O'Connell, Jodie Comer, Joe Blakemore, Kat Kitchener, Kim Allan, Maura Bird, Nathan Hall, Ralph Fiennes, Robert Rhodes, Rocco Haynes, Sam Locke, Sandy Batchelor
Colonna sonora: Young Fathers
Produzione: British Film Institute, Columbia Pictures, Decibel Films, DNA Films, Sony Pictures Releasing, TSG Entertainment
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 115'
Data di uscita: 18/06/2025