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In amore niente regole

07/04/2008 10:00

Angelica Tosoni

Recensione Film, Film Romantico, Film Commedia, George Clooney,

In amore niente regole

La commedia sofisticata va in meta con George Clooney

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America, anni Venti: il proibizionismo impera ma non frena il consumo alcolico, da poco è terminata la Prima Guerra Mondiale e il football è ancora uno sport senza regole. La palla ovale non fa presa sul grande pubblico, e richiama pochi tifosi che non si distinguono certamente per l’eleganza e il glamour. Dodge Connolly è il capitano della scalcagnata squadra dei Duluth Bulldogs e ha a che fare con giocatori sempliciotti, rozzi, ignoranti, amanti delle zuffe e di qualche bicchiere di troppo. Nel momento in cui la squadra perde lo sponsor, Dodge non può fare a meno di cercare di salvarla. D’altronde, che possono fare lui e gli altri? Sanno fare solamente questo: giocare! Deciso a trasformare i suoi giocatori in reali professionisti, Dodge si rivolge all’agente sportivo CC Frazier e lo convince a reclutare Carter Rutherford, giovane astro del football universitario e acclamato eroe di guerra. Nel frattempo, l’irresistibile e intrigante giornalista Lexie Littlenton viene inviata dalla propria testata a seguire le vicende di Carter, che nasconde un poco edificante segreto: suo obiettivo è dimostrare che il ragazzo, in realtà, non ha compiuto alcun gesto eroico in guerra. Nemmeno a dirlo la bella cronista sportiva diviene oggetto d’amore per il giovane Rutherford e per il carismatico Dodge. Chi vincerà tra i due? E quali regole seguirà l’amore?


George Clooney torna dietro la macchina da presa e nuovamente sorprende per la perizia e la cura del suo approccio registico. Versatile e amante delle sfide, Clooney ricerca in In amore niente regole l’atmosfera della commedia classica hollywoodiana, senza che la citazione sfoci in esercizio pedissequo di copiatura: anzi, diviene omaggio e opportunità di ricerca. Strizzando l'occhio alle migliori pellicole di Howard Hawks, Preston Sturges e Billy Wilder, il regista e attore esplora percorsi narrativi, modalità di ripresa, costumi, ambientazioni e sopratutto ritmi tipici di quell'epoca cinematografica, personalizzandoli nella propria cifra stilistica. Impossibile non richiamare alla memoria alcuni gioielli di cinema quali La signora del venerdì (1940) o Evviva il nostro eroe (1944), impossibile non lasciarsi acciuffare dal meccanismo perfetto della commedia classica hollywoodiana che, inaspettatamente, rivive nel 2008 nelle imprese del capitano Dodge Connolly, deciso a trasformare una squadra di scapestrati in un team di professionisti del football. Notevole la cura per i dettagli. I cartelloni pubblicitari che si trasformano a poco a poco, segnalando cambiamenti di vita e di popolarità dei giocatori, sottolineano ancora una volta come nelle pellicole di Clooney tutto abbia una portata semantica non indifferente. Sostenuto dall’ottima fotografia di Newton Thomas Sigel, In amore niente regole si avvale di inquadrature che adottano per lo più la prospettiva dei personaggi, come in effetti accadeva nella commedia hollywoodiana degli anni Quaranta: la cinepresa è volutamente statica e non si lancia mai in virtuosismi registici da capogiro, ma si pone a servizio della storia e dei protagonisti. Belle anche le scene di massa, con il pubblico degli stadi che spesso troneggia sul grande schermo e diviene essenziale interlocutore delle vicende dei singoli. E belle le facce, con le espressioni perplesse, ammiccanti, stupite o truci dei giocatori di football che, anche tacendo, sembrano assumere su sé stessi caratteristiche da "tipo", sono irresistibili.


Sebbene lo sport abbia un ruolo capitale nell’intreccio, la pellicola di George Clooney si libera dalle strettoie del film di genere sportivo. È qualcosa di diverso. Emblematico in questo senso non è tanto il triangolo amoroso tipico della commedia, quanto la vicenda del giovane campione Carter Rutherford, eroe di guerra decorato e amato dal pubblico per il suo coraggio. L’azione eroica non c’è mai stata, in realtà, ma l’America, come viene detto in una battuta «ha bisogno di eroi»: così Clooney, anche in una sofisticata commedia d’atmosfera, illuminata da improvvise ondate di colore - bellissimo il primo piano del bacio dallo sfondo giallo oro - e vergata da flashback seppiati, non può tacere la verità e non può nascondere le menzogne di cui spesso il suo paese si nutre. Ottime le interpretazioni, sostenute da dialoghi serrati, incalzate da battute ironiche riuscitissime e pungolate da gustose scenette comiche. George Clooney, il cui accostamento a Cary Grant è quasi obbligatorio, è perfetto nel ruolo di irresistibile canaglia, mentre Renée Zellweger come sempre è all’altezza e non esce perdente dal confronto con le dive della commedia hollywoodiana. Bravo anche John Krasinski nel ruolo di Carter Rutherford, intrappolato nei meccanismi della celebrità. Un plauso anche alla scenografia di Jim Bissel e ai costumi di Louise Frogley, e infine una nota di merito alla colonna sonora che, scivolando sulle performance di Randy Newman e sulla voce di Ledisi Young, trascina con sè lo spettatore e lo conduce nell’America degli anni Quaranta.


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