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Borat 2 (2020), la recensione: il nuovo film di Sacha Baron Cohen meno demenziale e più politico

09/11/2020 16:26

Marco Filipazzi

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Borat 2 (2020), la recensione: il nuovo film di Sacha Baron Cohen meno demenziale e più politico

Non liquidatelo come un semplice film demenziale

Dopo una gavetta fatta di televisione e con già un film all'attivo (il demenziale Ali G.), nel 2006 Sacha Baron Cohen si impose all'attenzione del mondo grazie a Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan. Il film è un dissacrante ritratto degli Stati Uniti che, senza troppi sforzi, porta alla luce contraddizioni e bigottismi di quella che è ritenuta "la nazione più grande e forte del mondo". Il risultato è un ibrido tra fiction (Borat è un giornalista kazako mandato negli USA per girare un documentario) e candid camera (possiamo chiamarle così?) dal tono estremamente satirico, che valse a Sacha Baron Cohen il Golden Globe come miglior attore e una candidatura agli Oscar per Miglior sceneggiatura non originale.

Negli anni che seguirono si tornò a parlare a più riprese di un possibile seguito, ma la fama del personaggio era anche la sua condanna: la maschera di Borat Sagdiyev era talmente nota che Cohen non poteva più usarla per ingannare le persone. O forse sì? Nel settembre 2020 Prime Video annuncia a sorpresa l'uscita di Borat - Seguito di film cinema. Consegna di portentosa bustarella a regime americano per beneficio di fu gloriosa nazione di Kazakistan. Il web impazzisce.

 

Il film è stato girato in segreto, acquistato da Prime Video per 80 milioni di dollari, e lanciato sulla piattaforma streaming lo scorso 23 Ottobre dopo le pressioni di Cohen per farlo uscire prima delle elezioni presidenziali svoltesi il 3 Novembre.

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Da questa semplice premessa è facile intuire quanto Borat 2 (lo abbreviamo per comodità) si allontani dalla precedente pellicola: non più una semplice collage di sketch demenziali, ma una satira politicizzata dell'America di Trump allo scadere del suo mandato.

Il presidente Kazako vuole entrare nella cerchia degli amici ristretti di McDonald Trump, insieme a leader come Vladimir Putin e Kim Jong-un, così invia Borat di nuovo negli USA per consegnare al vicepresidente Michael Pence un dono: sua figlia Tutar! Essendo il volto di Borat/Cohen noto, molte delle scene si appoggiano sulla bravissima Marija Bakalova, attrice bulgara (comparsa anche nella terza stagione di Gomorra - La serie) che ne interpreta la figlia quindicenne Tutar Sagdiyev (in realtà lei ha 23 anni). Da questo canovaccio si sviluppa un film che fa della satira e del politicamente scorretto un'arma potentissima, che ci costringe a riflettere sul mondo che ci circonda: perché quella che ci viene mostrata è sì l'America, ma non è che qui in Europa le cose siano molto differenti.


Dove il primo film incasellava una serie di sketch innocui, con questo sequel Sacha Baron Cohen alza la posta in gioco, delineando un percorso a tappe che si fa via via sempre più crudo e spietato.

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Fa strano leggere una cosa del genere riferita al film satirico di un comico, ma fidatevi: alcune scene di Borat 2 non sfigurerebbero nella categoria shockumentary, non per i contenuti visivi, bensì per quelli ideologici. Ad esempio la considerazione delle donne che serpeggia in una certa borhesia medio-alta americana, con l'influencer Macey Chanel (più di 92 mila follower) che sostiene che «come donna non devi farti vedere aggressiva, ma sottomessa e fragile». Oppure quando al chirurgo plastico che dovrebbe rifare il seno a Tutar (spacciata come quindicenne, ricordatelo!) la ragazza chiede «Faresti sesso con me?», la risposta di lui è «Sì, se tuo padre non fosse qui e se noi due stessimo insieme». Roba che non può che far accaponare la pelle.


Nella seconda metà del film, quella girata durante la pantemia di Covid, che le cose sifanno inquietanti.

 

Quando Sacha Baron Cohen irrompe traverstito da Trump nel comizio del vicepresidente Mike Pence, con una donna sulle spalle gridando «Preferisci fica o pene?», ridiamo di gusto per la sua irriverenza. Ma quando parla con un gruppo di complottisti che lo ospitano durante il lockdown (Cohen è stato a casa loro per cinque giorni senza mai uscire dal personaggio di Borat!), che sostengono senza battere ciglio che «i democratici sono più pericolosi del virus. I Clinton sono molto malvagi: torturano bambini e bevono il loro sangue» beh, abbiamo un problema. Non si tratta più del democratico intelligente che se la prende con lo scemo trumpiano (ma anche qui il controsenso: ostentano l'odio per il diverso, ma non si fanno remora a ospitare in casa un kazako che potrebbe essere chiunque!): Sacha Baron Cohen ci mette faccia a faccia con un deficit culturale di proporzioni gigantesche, fatto di simpatizzanti per l'estrema destra che fanno il saluto romano tendendo il braccio sinistro (giuro, è nel film!).

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Dove il primo Borat si chiudeva con una bonaria gag in cui il gornalista faceva una proposta di matrimonio a Pamela Anderson, qui abbiamo 5 minuti d'intervista a Rudolph Giuliani (ex-sindaco di New York, Consigliere per la sicurezza informatica della Casa Bianca e grande amico, nonchè avvocato personale, di Donald Trump)

che possono essere giustificate in ogni modo possibile, ma le immagini sullo schermo lasciano davvero poco spazio alle interpretazioni. Insomma, non liquidate Borat - Seguito di film cinema. Consegna di portentosa bustarella a regime americano per beneficio di fu gloriosa nazione di Kazakistan come un semplice film demenziale, perché non lo è affatto. Ancor più del primo film è una critica spietata alla nostra società.


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Genere: commedia

Titolo originale: Borat Subsequent Moviefilm: Delivery of Prodigious Bribe to American Regime for Make Benefit Once Glorious Nation of Kazakhstan

Paese/Anno: USA/Regno Unito, 2020

Regia: Jason Woliner

Sceneggiatura: Sacha Baron Cohen, Peter Baynham, Nick Corirossi, Jena Friedman, Anthony Hines, Lee Kern, Dan Mazer, Nina Pedrad, Erica Rivinoja, Dan Swimer

Fotografia: Luke Geissbuhler

Montaggio: Craig Alpert, Michael Giambra, James Thomas

Interpreti: Sacha Baron Cohen, Marija Bakalova

Musiche: Erran Baron Cohen

Produzione: Four by Two Films

Distribuzione: Amazon Prime Video

Durata: 96'

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