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The House of The Devil (2009), la recensione del grande indie-horror di Ti West

28/10/2020 14:38

Marco Filipazzi

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The House of The Devil (2009), la recensione del grande indie-horror di Ti West

Ti West è un po' come un M. Night Shyamalan degli esordi, ma ancor più minimalista e con ancor meno budget

Halloween e quale momento migliore dell'anno per parlare di The House of the Devil? Il film è un autentico gioiellino horror, perfetto punto d'incontro tra presente (l'anno di produzione è il 2009) e passato (la storia si svolge nel 1983, ma non fa leva in nessun modo sull'effetto nostalgia ormai dilagante in molti horror moderni). E poi è un ottimo pretesto per discutere di Ti West, parte di quell'ondata di registi giovani che si fece notare a cavallo del cambio di decade con film indipendenti, audaci e cattivi; quelli che hanno unito le forze e dato vita ad antologie horror di tutto rispetto come V/H/S, The ABS's of the death e Southbound. Tra di loro spiccavano i nomi di Adam Wingard (regista) e Simon Barrett (sceneggiatore) che sono passati da A horrible way to die all'inugardabile Blair Witch e l'ignobile Death Note di Netflix. Insieme a loro il più promettente era Ti West. The House of the Devil è il suo terzo film (dopo The Roost e Trigger Man) ed è quello che, ancora oggi, ne riassume in modo perfetto lo stile fatto di tempi dilatatissimi, inquadrature prolungate, narrazioni che ti portano in alto mare prima di colpirti violentemente a pochi minuti dal finale.

Ti West è un po' come un M. Night Shyamalan degli esordi, ma ancor più minimalista e con ancor meno budget a disposizione. 

 

Per dire, The House of the Devil è girato in 3 location di numero, eppure funziona benissimo, segno che spesso non sono i soldi a fare la differenza, ma le idee: un'interessante variazione sull'abusato tema delle babysitter in pericolo. Come detto il film si svolge nel 1983, ma non è una mera scusa per farlo grondare di cultura pop e ammiccamenti vari. Ti West ci immerge letteralmente in quel periodo sin dai titoli di testa: musica, inquadrature, montaggio; tutto serve a far credere che ciò che stiamo vedendo sia un film di quegli anni e non del 2009. Complici anche la bellissima fotografia e il fatto che il film sia stato girato in pellicola 16mm.

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La storia è tanto semplice quanto efficace: Samantha, studentessa universitaria, non sopporta più la sua compagna di stanza e ha bisogno di soldi per poter affittare un appartamento tutto per lei.

Trova nella bacheca del campus un annuncio dove si cerca una babysitter per una notte soltanto e, sebbene la situazione si presenti abbastanza ambigua, la ragazza è decisa ad andare sino in fondo e incassare i suoi soldi. Per darvi un'idea, The House of the Devil dura 95 minuti e, tolto l'incipit dove ci vengono introdotti i personaggi, per un'ora buona assistiamo a Samantha che se ne sta sola in casa a non fare nulla. Ora, detta così sembra uno di quei drammoni che piacciono tanto ai cinefili impegnati, ma in quel nulla apparente succedono un sacco di cose, non ultimo il montare, lento ma costante, della tensione.

 

Ti West è bravissimo a costruirla dal nulla, disseminando rarefatti indizi (alcuni vengono colti col senno di poi, altri addirittura solo a una seconda visione) che mettono lo spettatore in una posizione privilegiata (lui sa che accadrà qualcosa) rispetto a Samantha. E più la storia prosegue nella sua piattezza, più aumenta il senso di disagio e pericolo. Anche qui, nulla di nuovo: Alfred Hitchcock ha costruito una carriera con questa dinamica.

 

Si vede che Ti West ha assimilato la lezione del maestro, e l'ha rielaborata sullo schermo in modo molto personale e per nulla scontato.

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Come scrive Violetta Bellocchio nel suo romanzo La festa nera: «Hai visto The House of the Devil? Filmone. Non succede una mazza fino alla fine, e poi, boom, diavolo».  E ha ragione! Perché senza fare spoiler (che ci sia di mezzo il Diavolo è noto sin dal titolo) tutto esplode a 15 minuti dalla fine, ribaltando ciò che abbiamo visto sino a quel momento e chiudendosi con un finale... niente, questo sì che è spoiler.

 

Ti West, dopo, ha girato The Innkeepers, ghost-movie davvero inquietante (con un bravissimo Pat Healy!); The Sacrament, prodotto sotto l'ala di Eli Roth e ispirato al massacro di Jonestown; il western In a Valley of Violence per la Bloomhouse, con Ethan Hawke in cerca di vendetta. Era il 2016. Poi, non si capisce come mai, è sparito. Il suo nome ogni tanto fa capolino come "regista d'eccezione" di qualche serie tv: Wayward Pines, L'esorcista, sino al recente Tales from the loop (1x07 Enemies, dove la sua impronta è evidente sin dall'omaggio a La Maschera del Demonio di Mario Bava!). Ed è davvero un peccato che a un regista così valido vengano date così poche possibilità di girare film mentre altri meno capaci (vedi Adam Wingard citato in apertura, che adesso è addirittura al timone di Godzilla vs Kong!) continuano a cimentarsi dietro la macchina da presa.


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Genere: horror, thriller

Titolo originale: The House of the Devil

Paese/Anno: USA, 2009

Regia: Ti West

Sceneggiatura: Ti West

Fotografia: Eliot Rockett

Montaggio: Ti West

Interpreti: Jocelin Donahue, Tom Noonan, Mary Woronov, Greta Gerwig

Colonna sonora: Jeff Grace

Produzione: MPI Media Group, Constructovision, RingTheJing Entertainment, Glass Eye Pix

Durata: 95'

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