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Biancaneve (2025), la recensione del live action Disney: la principessa gentile è diventata una leader

20/03/2025 11:56

Giorgia Fanari

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Biancaneve (2025), la recensione del live action Disney: la principessa gentile è diventata una leader

Biancaneve è interpretata con grazia da Rachel Zegler, la Regina Grimilde ha il volto e il carisma di Gal Gadot.

Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame? La risposta è semplice: Biancaneve, che dal 20 marzo torna al cinema in una versione live action che riprende il classico animato di Walt Disney del 1937, mescolando magia, musica e un tocco di modernità. 

Diretto da Marc Webb, il film rivisita ulteriormente la fiaba prendendo le mosse dalla versione disneyana, ma donando maggiore profondità al personaggio di Biancaneve, interpretato con grazia e sensibilità da Rachel Zegler, e intensificando il confronto con la Regina Grimilde, usurpatrice del trono e affamatrice del popolo che ha il volto e il carisma di Gal Gadot

La trama del live action di Biancaneve

La storia, almeno in parte, la conosciamo: c’era una volta un regno ai margini di una foresta magica pieno di bellezza e felicità, governato da un re e una regina gentili e virtuosi, affiancati dalla figlia Biancaneve. Dopo la morte prematura della regina, il re si risposa con una donna bellissima ma malvagia che, “liberatasi” del marito,assume il comando del regno, riducendolo alla tristezza e alla fame. Suo unico consigliere, uno specchio magico, cui chiede quotidianamente conferma della sua bellezza.  

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E sarà proprio il confronto con la bellezza della giovane Biancaneve a spingere la Regina a tentare di ucciderla. 

Nella sua fuga, la principessa farà la conoscenza dei sette nani, che trascorrono le giornate a scavare nelle miniere (a cosa o a chi servano i diamanti che trovano, rimane un mistero) e di Jonathan, giovane alla guida di una banda di ribelli. Insieme a loro, Biancaneve tornerà alla conquista del suo regno. 

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La principessa leader, senza Principe Azzurro

Fedele ai valori imparati dai suoi genitori, la nuova Biancaneve cerca di affermarsi come una leader giusta e gentile, con l’obiettivo di restituire al suo regno felicità e libertà. Biancaneve è, ora, una donna che vuole imparare a essere una regina. 

 

Un’evoluzione attesa per una principessa che nel - classico del 1937 - appariva principalmente nel suo ruolo di vittima della perfida Grimilde. Pur mantenendo la dolcezza e la gentilezza tipiche del personaggio, Rachel Zegler ha l'opportunità di dare a Biancaneve più carattere e profondità.  A differenza di altri live action o remake (vedasi Mufasa e Maleficent) non c’è invece alcun tentativo di approfondire i motivi che portano la Regina a essere così malvagia, senza scrupoli e ossessionata dalla sua bellezza tali da “giustificare” i suoi comportamenti e la sua cattiveria nei confronti del popolo e della stessa Biancaneve: la Regina è Cattiva, e basta. 

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Accanto a Biancaneve, immancabili i sette nani, che però non solo spariscono dal titolo ma perdono anche un po’ di importanza ai fini della trama. Interessante, d’altra parte, il tentativo di dare ai loro nomi un maggiore spessore: ad esempio Brontolo che si lamenta perchè non viene compreso e Cucciolo che non trova il coraggio di farsi ascoltare. 

 

La resa dei nani in CGI, ampiamente criticata, purtroppo non convince del tutto, rischiando anche di far perdere il senso del “live action” con persone in carne e ossa.

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Del Principe Azzurro non vi è traccia, ma ce lo aspettavamo: è pur sempre un remake moderno. Il bacio del vero amore è questa volta affidato a Jonathan, un novello Robin Hood mixato con il Flynn Rider di Rapunzel: un fuorilegge che insieme alla sua “gang del bosco” di ribelli si oppone alla dittatura della Regina Cattiva e si batte in nome del re scomparso, il padre di Biancaneve. 

 

Il lato positivo di questa rivisitazione è il modo in cui viene dato spessore e autenticità al rapporto tra Biancaneve e Jonathan, il cui avvicinamento è costruito gradualmente, tra flirt, sguardi e balli in slow motion (evitabili) rendendo anche il bacio che risveglia la principessa molto più sincero e credibile: un gesto di vera complicità piuttosto che in un semplice atto simbolico.

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Biancaneve contro Grimilde

Lo scontro tra Biancaneve e la Regina Cattiva, invece, è uno dei punti centrali del film ed è ben sviluppato nella prima parte. La rivalità viene tratteggiata con cura, mostrando il contrasto tra la dolcezza e il coraggio della protagonista e la crudeltà calcolatrice della Regina, tra la bellezza a tutto tondo della prima (esteriore e interiore) e quella solo apparente della seconda.  

Tuttavia, la resa dei conti finale, che rappresenta una novità rispetto al classico disneyano, risulta meno incisiva. Nonostante il potenziale narrativo, il climax appare frettoloso e poco approfondito, lasciando la sensazione che manchi qualcosa per rendere davvero epico lo scontro tra il bene e il male.

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Un moderno musical

Un elemento distintivo di questa nuova versione è la musica: il live action di Biancaneve abbraccia il genere del musical, con sequenze coreografiche elaborate e una regia che strizza l’occhio al teatro. La colonna sonora include 13 brani, bilanciando elementi di novità con accenni alla tradizione: si continua a fischiettare con i sette nani e a danzare con gli animaletti (anche questi in CGI, davvero teneri), ma si sacrifica la celebre canzone del pozzo di Biancaneve, sostituita dall’inedita ballata Waiting on a Wish, scritta da Benj Pasek e Justin Paul, celebri autori premiati con EGOT (Emmy, Grammy, Oscar e Tony Award) per il loro lavoro in successi come The Greatest Showman.

Il risultato, però, è altalenante. Nella versione italiana che abbiamo visto, i brani non riescono sempre a integrarsi in modo fluido con i personaggi e le situazioni narrative. Nonostante la bravura degli interpreti scelti per il doppiaggio, le canzoni sembrano talvolta scollegate dall'emozione della scena, riducendo l’impatto che un musical dovrebbe avere. Da rivedere quindi - per valutare appieno questo aspetto - in versione originale, dove l’interpretazione canora delle attrici e degli attori potrebbe aggiungere maggiore autenticità e intensità alle performance. In particolare, Rachel Zegler, già apprezzata per le sue doti vocali nel remake di West Side Story, merita di essere ascoltata per cogliere appieno le sfumature emotive delle sue interpretazioni.

Un adattamento che non emoziona fino in fondo

Punti deboli del film sono, purtroppo, la fotografia e la resa visiva, che non riescono a soddisfare le aspettative di un pubblico abituato alla magia e all’intensità delle produzioni Disney. L’impatto visivo appare spesso piatto e poco omogeneo, penalizzato da scelte stilistiche discutibili sia nei costumi che nei set, i quali risultano artificiali e privi della profondità necessaria a immergere lo spettatore nell’atmosfera fiabesca.

 

Ciò che manca maggiormente, però, è la capacità di emozionare. La paura che incuteva la Regina Cattiva nella sua trasformazione, così come la malvagità che sprigionava mentre interrogava lo specchio nel classico del 1937 non vengono del tutto restituiti e vengono, anzi, appiattiti e smussati; anche la foresta, che nel classico era un luogo di paura e magia, perdeil suo fascino inquietante.

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La scelta di attenuare i toni dark, che nelle fiabe classiche costituivano un tratto distintivo, si traduce in una perdita di profondità emotiva, rendendo il film meno coinvolgente e, in alcuni momenti, privo di quella magia che dovrebbe essere il cuore pulsante di ogni adattamento disneyano.

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Tra passato e presente

I fan del classico Disney del 1937 riconosceranno numerosi richiami e dettagli ispirati al lungometraggio animato che ha fatto la storia del cinema d’animazione, con elementi iconici come lo specchio magico, la mela avvelenata e i riferimenti ai costumi e agli ambienti - in particolare il cottage dei sette nani - che richiamano direttamente la versione animata.

 

La caratterizzazione della Regina Cattiva, con il suo atteggiamento austero e la sua ossessione per la bellezza, riprende la sua controparte animata, anche se con sfumature più moderne e complesse. Allo stesso modo, Biancaneve conserva la dolcezza e la purezza che l’hanno resa un simbolo di gentilezza, pur acquisendo una maggiore profondità psicologica e una personalità più determinata. Perfino alcuni momenti musicali sembrano destinati a evocare ricordi del passato, con melodie che si intrecciano a nuove composizioni per creare un ponte tra il vecchio e il nuovo. 

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Insomma, sebbene il live action cerchi di innovare e proporre una narrazione più moderna, è evidente l’intenzione di mantenere un legame affettivo con l’originale, per cercare di conquistare  sia chi ha amato il classico Disney, sia chi scopre questa fiaba per la prima volta. 


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Titolo originale: Snow White

Paese, anno: USA, 2025

Genere: fantastico, musicale, avventura, sentimentale 

Regia: Marc Webb 

Soggetto: Biancaneve e i sette nani di David Hand, Dorothy Ann Blank, Richard Creedon, Merrill De Maris, Otto Englander, Earl Hurd, Dick Richard, Ted Sears, Webb Smith 

Sceneggiatura: Erin Cressida Wilson 
Interpreti: Rachel Zegler, Gal Gadot, Andrew Burnap, Patrick Page, Ansu Kabia, Emilia Faucher, Colin Michael Carmichael, Joshmaine Joseph

Fotografia: Mandy Walker 
Montaggio: Mark Sanger, Sarah Broshar 
Musiche: Jeff Morrow, Larry Morey, Frank Churchill (canzoni originali), Pasek & Paul (nuove canzoni) 
Casa di produzione: Walt Disney Pictures, Marc Platt Productions 

Durata: 109 min 

 

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