Bianca (Mae Whitman) è un'adolescente come tante, felice della scuola e delle sue due migliori amiche Casey (Bianca A.Santos) e Jessica (Skyler Samuels). Tutto pare andare bene fino a che Bianca non scopre di essere famosa a scuola per essere chiamata A.S.S.O.(Amica Sfigata Strategicamente Oscena): il nomignolo è affibbiato a chi, in un gruppo di amiche, è la meno attraente e funge da aggancio per le più carine. Offesa, Bianca si farà aiutare dal vicino di casa Wesley (Robbie Amell) per sfatare il mito dell'A.S.S.O e diventare una ragazza sicura di sé. Tratto dal romanzo Quanto ti ho odiato scritto da Kody Keplinger, L'A.S.S.O. nella manica è il titolo italiano che sostituisce l'acronimo The DUFF (Designated Ugly Fat Friend). Diretto da Ari Sandel (alla sua opera d'esordio), L'A.S.S.O. nella manica è una commedia adolescenziale ambientata nel microcosmo di un liceo americano, che non rifugge a nessuno degli archetipi del proprio immaginario cinematografico: c'è la protagonista un po' goffa, le amiche del cuore attraenti, la reginetta della scuola, il ragazzo sensibile e il giocatore di football volgare ma innocuo. Sandel percorre strade narrativamente conosciute e ne costruisce un racconto che fa della semplicità il proprio motore d'azione. La vetta e il riferimento irraggiungibile è il cinema adolescenziale degli anni'80 firmato John Hughes, ma L'A.S.S.O. nella manica pare essere più vicino a una versione edulcorata del cult Mean Girls, soprattutto nella rappresentazione sociale del mondo liceale tra cattiverie e meschinità. Nonostante si cerchi di allontanare la traccia da ogni buonismo, L'A.S.S.O. nella manica non è cinico come vorrebbe e si premura di azzerare subito qualunque focolare di veleno narrativo in favore di un tono innocente che ricorda nei modi della storia e nelle interazioni tra i personaggi un qualsiasi prodotto di Disney Channel. Se il tentativo di un nuovo modo di vedere il cinema da college non offre grandi spunti, L'A.S.S.O. nella manica funziona anche meno come racconto ironico-moralizzante di alcune derive da social network contemporanee delle nuove generazioni. Il film procede senza intoppi dal suo piano di partenza, mettendo in scena con pacata ingenuità la parabola positiva della ragazza non bella ma di certo simpatica, in un film che riafferma con una certa stanchezza tematiche come il valore di essere se stessi, la bellezza interiore contro quella esteriore, il monito contro l'estetica standardizzata.