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Le nevi del Kilimangiaro

27/11/2011 12:00

Martina Calcabrini

Recensione Film,

Le nevi del Kilimangiaro

Victor Hugo è considerato, a tutti gli effetti, il padre del Romanticismo Francese...

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Victor Hugo è considerato, a tutti gli effetti, il padre del Romanticismo Francese. A differenza dei suoi contemporanei decise di non rinchiudersi in una spirale di malinconia melodrammatica ma di affrontare le difficoltà della vita, senza tirarsi mai indietro. Per questo motivo, i suoi componimenti riguardano esperienze di vita difficili e problematiche, e i comportamenti umani adottati per affrontarle. Robert Guediguian, regista francese sensibile all’attuale situazione economica mondiale, ha deciso di ispirarsi a uno dei più importanti poemi di Hugo, La povera gente, per realizzare Le nevi del Kilimangiaro, una pellicola agrodolce che mostra le difficili vicende di persone comuni.


Michel è un lavoratore onesto, attivo nel sindacato da oltre 35 anni. A causa della forte crisi finanziaria, l'azienda deve licenziare venti dipendenti estratti a sorte: tra gli sfortunati c'è anche lui. Si concede così,anima e corpo, ai suoi nipoti. Mentre la sua vita procede tranquilla, due rapinatori armati irrompono nella sua casa: lo picchiano, lo derubano e lo lasciano legato ad una sedia per tutta la notte. Sotto shock e con un braccio fratturato, Michel scoprirà che l'autore della rapina è Christophe, uno dei 19 colleghi che, insieme a lui, hanno perso il lavoro. Il ragazzo, un 22enne con tre mesi di affitto da pagare e due fratellini da mantenere, è costretto a rubare per sopravvivere. Michel lo denuncia, facendolo arrestare, ma poi, davanti alla sofferenza dei due bambini, si pente...


Le nevi del Kilimangiaro è una pellicola drammatica, sofferta e commovente che, utilizzando uno sguardo realistico, racconta una comune storia di vita. L’uso naturalistico della fotografia, l'essenzialità semplicistica delle scenografie, le musiche coinvolgenti e la colonna sonora ispirata alla canzone di Pascal Danel, avvicinano Guediguian allo stile dei fratelli Dardenne, ma solo in apparenza. Il regista, infatti, scende più in profondità nella storia, si avvicina ai personaggi (e non solo attraverso un uso smodato della macchina da presa), si lascia travolgere dalla storia di un ragazzo del XX secolo sull’orlo della disperazione. Il confine tra vittima e carnefice, infatti, è talmente labile che, spesso, lo spettatore si ritrova a dubitare chi sia l'uno e chi l'altro. La crisi, difatti, si abbatte violenta sui ricchi e sui poveri, ma mentre i primi hanno garantita una casa in cui vivere e del cibo, i secondi sono costretti a trovare il modo per sopravvivere, qualunque esso sia. L'evidente impossibilità di provvedere a due fratelli più piccoli, di diventare uomo avendo appena sfiorato i 20 anni, di trovare un lavoro in un mercato ormai saturo è rappresentata dalla struggente figura di Christophe, nella sua irritante caparbietà e nelle sue strenue convinzioni da giovane ancora speranzoso in un futuro migliore. Viste le premesse è davvero difficile stabilire dove finisca la bontà d'animo e cominci la pusillanimità, proprio come accadeva nei Ladri di biciclette di De Sica. Con Le nevi del Kilimangiaro Guediguian si afferma artista capace di emozionare con un semplice racconto di vita, senza peccare di patetismo o di estremo sentimentalismo.


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