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Nelken in Aspik (Carnations in Aspic) (1976), la recensione: la riscoperta di un piccolo cult dalla DDR

26/03/2025 17:00

Claudio Cinus

Recensione Film, Festival, Amazon Original, Berlinale, Film Commedia, Günter Reisch , Film Germania,

Nelken in Aspik (Carnations in Aspic) (1976), la recensione: la riscoperta di un piccolo cult dalla DDR

Nelken in Aspik (Carnations in Aspic), che incredibilmente superò la censura in fase di realizzazione, non ebbe lunga vita commerciale nelle sale:.

La retrospettiva della 75ª Berlinale, dal titolo Wild, Weird, Bloody. German Genre Films of the 70s, ha dato nuova visibilità al cinema di genere tedesco che si sviluppò in contemporanea al successo internazionale del Nuovo cinema tedesco (Neuer Deutscher Film). Mentre autori come Wenders, Herzog, Fassbinder, Von Trotta,Schlöndorff, Reitz, ottenevano fama e premi portando notorietà anche all’estero a una parte del cinema realizzato in Germania, per il mercato interno venivano prodotti film di genere che invece hanno raramente superato i confini, allora come oggi. Uno dei motivi che hanno spinto la Deutsche Kinemathek a organizzare la retrospettiva è stato proprio confutare la convinzione che il cinema tedesco non sia stato capace di realizzare film di genere: la Berlinale ha riscoperto pellicole che hanno spaziato tra giallo, thriller, horror, fantasy, musical. 

Alla Berlinale, una copia in 35mm di Nelken in Aspik

La maggior parte dei 17 titoli selezionati furono prodotti in Germania Ovest, ma c'è stata la possibilità di vedere anche qualche produzione poco nota dell'Est. Nel 1976 ricorrevano i trent'anni dalla fondazione della DEFA (Deutsche Film AG), la principale impresa cinematografica della DDR, e per celebrare la ricorrenza fu girata la commedia satirica Nelken in Aspik (Carnations in Aspic) che incredibilmente superò la censura in fase di realizzazione, ma non ebbe lunga vita commerciale nelle sale: molti di coloro che lavorarono al film abbandonarono la DDR in quel periodo, quando l'espulsione del cantante Wolf Biermann diede il via a un'epoca di repressione nei confronti di artisti e dissidenti, pertanto la distribuzione ne fu prontamente bloccata.

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Nel corso della Berlinale, una copia in 35mm di Nelken in Aspik con sottotitoli in inglese è stata proiettata alla Akademie der Künste, permettendo di riscoprire questo film sia al pubblico tedesco, sia a quello internazionale. L'esperienza però è stata molto diversa a seconda della provenienza: è una di quelle commedie in cui gran parte del divertimento sta nella comprensione della lingua e della cultura locale e le roboanti risate del pubblico in sala appartenevano ai tedeschi, lasciando la sensazione di avere più di una lacuna in tutti gli altri.

La trama

Eppure il film diretto da Günter Reisch è perfettamente godibile da chiunque, soprattutto per via della palese assurdità della sua trama. Dopo i burleschi titoli di testa cantati da Reinhard Lakomy, una parodia delle introduzioni interminabili che fa intuire immediatamente che non ci dovrà attendere nulla di serio o sensato, la vicenda si sposta all'interno di un'agenzia pubblicitaria di Berlino Est. 

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Qui il disegnatore Wolfgang Schmidt (Armin Mueller-Stahl) è conosciuto più per la sua parlantina irrefrenabile che per il suo talento.

Un alto dirigente in visita nel suo ufficio gli stringe la mano così forte da fargli serrare stroppo forte i denti e perdere un incisivo; poco dopo ne perde anche un altro estratto da un dentista e, senza gli incisivi superiori, non riesce più a parlare come vorrebbe, preferendo restare in silenzio il più possibile. Una serie di equivoci fanno scambiare via via i suoi silenzi per atti di ingegno e intelligenza, fino a fargli scalare le gerarchie della sua azienda; per niente interessato alla carriera dirigenziale che gli viene imposta, vorrebbe solo tornare al suo impiego precedente, ma anche i suoi tentativi di auto sabotarsi vengono scambiati per atti creativi innovativi e geniali.

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Una commedia nella DDR

Tra i vari livelli di comicità, il più immediato è quello linguistico: nelle scene in cui Wolfgang non riesce più a parlare correttamente, e quando lo stesso capita a un vigile con le gengive gonfie, l'effetto comico è dato dalle storpiature di lessico e pronuncia che possono essere colte correttamente solo dai madrelingua. I sottotitoli inglesi sono stati adattati con altrettante storpiature ma l'effetto della lettura non può essere altrettanto efficace. Non hanno bisogno di traduzione, invece, tutte le gag fisiche che in certe sequenze ricordano il genere slapstick e rendono la Germania Est un circo folle ed esplosivo abitato da calciatori maldestri, automobilisti scriteriati e viaggiatori scattanti costretti a destreggiarsi in aeroporti improbabili.

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La trama si basa sulla figura dell'incompetente di successo, simpatico quanto invadente, che ottiene ciò che non desidera né merita ma non riesce a scendere dall'ascensore sociale su cui è salito per errore: è universale la satira sulle storture delle comunità che apparentemente si basano sul merito e sulle capacità ma poi premiano il caso e i fraintendimenti, ma qui veniva presa di mira con particolare attenzione l'economia pianificata dei paesi socialisti (molto diversa dalle società capitaliste a noi più note in cui il libero mercato ha sempre avuto preminenza) la cui implementazione si dimostra campata in aria e tutt'altro che davvero efficace.

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Nelken in Aspik fa ridere proprio tutti?

Manca del tutto, per il pubblico non tedesco, la possibilità di cogliere i riferimenti a persone ed eventi reali, avendo reso di conseguenza un’esperienza insolita la proiezione assieme a chi aveva il vantaggio della memoria personale o della dimestichezza con la cultura popolare; salvo sapere chi fossero il giornalista sportivo Heinz Florian Oertelo la giornalista Renate Holland-Moritz (citati in alcune analisi del film), bisogna ammettere di non poterne comprendere e apprezzare le parodie. 

 

Ma la carica eversiva del distruttore involontario delle unità produttive socialiste, con una mimica esagerata e la faccia spesso ricoperta da una folta barba stravagante, interpretato da Armin Mueller-Stahl che in seguito è stato apprezzato soprattutto per i suoi ruoli drammatici (fu candidato all'Oscar per Shine) è così sconclusionata da riuscire a far sorridere tutti, a prescindere dalla nazionalità e dall'età. 


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Regia: Günter Reisch 

Sceneggiatura: Günter Reisch  

Paese, anno: DDR, 1976

Reisch, Kurt Belicke 

Interpreti: Armin Mueller-Stahl, Helga Sasse, Erik S. Klein, Helga Göring, Herbert Köfer

Durata: 94'




 

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