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Il buco in testa (2020), l'ossessione di una donna: la recensione del film di Antonio Capuano al TFF38

26/11/2020 18:36

Valentina Pettinato

Recensione Film, Festival, Torino Film Festival, Film Drammatico, Film Italia, #TFF38, Antonio Capuano,

Il buco in testa (2020), l'ossessione di una donna: la recensione del film di Antonio Capuano al TFF38

Ispirato a una storia vera, il nuovo film di Antonio Capuano Il buco in testa è stato presentato Fuori Concorso al 38mo Torino Film Festival

Ispirato a una storia vera, il nuovo film di Antonio Capuano Il buco in testa è stato presentato Fuori Concorso al 38mo Torino Film Festival. Capuano, regista eclettico di Luna rossa (2001), La guerra di Mario (2005), Achille Tarallo (2018), scrive e dirige questo nuovo lavoro prendendo spunto dalla storia di Antonia, a cui viene ucciso il padre durante gli anni di Piombo prima che lei nascesse. Il film con Teresa Saponangelo, Tommaso Ragno e Francesco Di Leva, è prodotto da Eskimo con Rai Cinema in associazione con Minerva Pictures e Mad Entertainment. Maria (Teresa Saponangelo) vive con una madre diventata improvvisamente muta in provincia di Napoli. Ha un lavoro precario e non pagato, nessun amore. 

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Quarant’anni prima un militante dell’estrema sinistra ha ammazzato suo padre, vicebrigadiere di polizia, nel corso di una manifestazione politica. Quando la sua misera esistenza diventa insostenibile, Maria si tinge i capelli, porta con sé una pistola e prende un treno per andare a Milano per incontrare l’assassino di suo padre, che ormai ha scontato la sua pena ed è fuori prigione.

Antonio Capuano realizza un bellissimo affresco sulla miseria e la condanna di una donna che, senza prospettive, vive un’esistenza marchiata a causa dell’assassinio di suo padre - morto prima che lei nascesse - e che trova spazio nei suoi ricordi solo attraverso la tristezza della madre e il profumo di rose appassite che ornano le foto sparse nel suo modesto appartamento a Torre.

 

Il buco è quello che gli anni di Piombo hanno fatto in testa a suo padre, ma è anche il vuoto che ha nella mente e nel cuore Maria, privata di un’adolescenza serena. La protagonista si trova così a cercare con ostinazione un percorso di redenzione. La sua vita ordinaria e grigia si interseca con altre storie: quella dell’insegnante Fabio Violante (Francesco Di Leva), con cui si tiene ogni tanto compagnia, e quella dell’amica Titti (Daria D’Antonio), che dovrà affrontare una gravidanza non voluta. Personaggi comprimari le cui vicende seguiamo volentieri; a loro volta sono tutti simulacro di violenza, passione e dolore, e raccontano un Sud difficile in cui bisogna lottare per restare a galla.

Su Saponangelo si regge l’equilibrio di questo bellissimo racconto: è lei il cuore pulsante della narrazione. Il punto di vista è spesso quello di Maria; come nei bellissimi dialoghi con sguardo in camera, a cercare tra gli spettatori degli occhi compassionevoli e indulgenti. Maria è rabbiosa, contrariata, non ci sta. Non riesce ad accettare il peso di tutto questo dolore, che non riesce a condividere con le persone che la circondano.

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Con un montaggio che gioca sul tempo filmico, si alternano le vicende al Sud e quelle a Milano: ci troviamo catapultati tra un caleidoscopio di colori malinconici della provincia meridionale al bianco e nero di piombo del Nord, per cercare di capire le motivazioni che spingono una ragazza orfana a rintracciare il carnefice di suo padre (Tommaso Ragno), per prendere con lui un caffè.

Tra furti, scuole distrutte da atti vandalici, cadaveri sulla spiaggia e una bellissima scena davanti alla statua del Cristo redentore a mani in alto, ci appare chiara la condizione di Maria. E ancor più necessaria la decisione di trovare pace. Il film è un’ode al bisogno di rinascita, un lungo percorso fatto di presa di consapevolezza delle proprie idiosincrasie fino alla ricerca del coraggio, e, alla fine, concedere e concedersi il perdono. Antonio Capuano mostra ancora una volta il suo talento nel maneggiare una storia difficile, restituendola in una forma di grande spessore emotivo, in cui i sentimenti si mescolano come un groppo in gola anche negli spettatori, Che vivono sulla propria pelle attraverso la sincerità delle scene lo stesso dolore dei personaggi. Capuano attraverso luci e ombre, icone e metafore, sceglie una grammatica estetica perfetta e con una libertà rara d’espressione ci lascia col fiato sospeso fino alla fine, a ondeggiare tra spazi e tempi differenti, ad attendere qualcosa, qualcuno, che pacifichi il cuore.

 

Sul finale la dedica a Gianni Minervini, morto lo scorso febbraio, è una bellissima testimonianza di gratitudine e amore per il proprio modo, scomodo, politico, anticonvenzionale, di fare il proprio lavoro.


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Genere: drammatico
Paese, Anno: Italia, 2020
Titolo originale: Il Buco in Testa
Regia: Antonio Capuano
Sceneggiatura: Antonio Capuano

Fotografia: Gianluca Laudadio

Interpreti: Teresa Saponangelo, Francesco Di Leva, Pietro Juliano
Produzione: Eskimo, Rai Cinema, Minerva Pictures Group, Mad Entertainment

Durata: 95'

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